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Sindrome Ovaio Policistico: per gli esperti il nome va cambiato

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Per il bene e la salute delle donne, secondo gli esperti dell’US National Institutes of Health, è necessario cambiare l’attuale nome della malattia denominata ad oggi Sindrome dell’Ovaio Policistico (o PCOS). Ci si chiederà quali collegamenti possa avere il nome con diagnosi, terapia e problemi legati a questa patologia.

Secondo l’Agenzia statunitense, anche la denominazione “blanda” e poco efficace di questa malattia, contribuirebbe a far sì che il milione di donne che ne soffrono solo in Italia ritardino la diagnosi, scoprano questa malattia quando le cure sono diventate già molto pesanti e costose per il sistema sanitario e soprattutto nel momento in cui non riescono ad avere figli.

Ma cosa è la Sindrome dell’Ovaio Policistico? È un disturbo che colpisce le donne in età riproduttiva e che causa un disordine ormonale tale da avere spesso le mestruazioni irregolari, senso di gonfio, capelli spezzati che cadono a fronte, invece, di un notevole irsutismo (crescita veloce dei peli). Pressione alta, diabete, tendenza al sovrappeso sono le patologie che possono sorgere ignorando l’ovaio policistico. Sono in corso studi approfonditi per capire se ci sia un ruolo genetico in questo disturbo e se la tendenza al sovrappeso sia una diretta conseguenza o un aggravamento del disturbo.

Dal punto di vista scientifico, l’ovaio policistico è rappresentato da una serie di micro-cisti (visibili in ecografia) che si dispongono ad albero sotto le ovaie. È una condizione cronica, trattabile ma non curabile. In genere, le donne che ne soffrono e hanno scoperto il disturbo possono avere bisogno di un accompagnamento psicologico che le spinga a rivedere il loro stile di vita in relazione, magari, anche ad una gravidanza futura. Infatti, le donne che soffrono di questo disturbo hanno una cattiva percezione di sé, tendono alla depressione e non fanno dieta né attività fisica per migliorare il loro aspetto.

Ci si chiede se è possibile prevenire questo disturbo, magari con una dieta e un controllo del peso. “Alcune donne hanno maggiori probabilità di altre di essere interessate – spiega Aldo Miola, specialista in Endocrinologia – non è possibile modificare la propria predisposizione all’insorgenza della sindrome. Non esistono prove del fatto che la preventiva perdita di peso possa rappresentare un vantaggio. È comunque consigliabile mantenere il peso forma, e l’indice di massa corporea nel range di normalità, specialmente se è stata rilevata una condizione di predisposizione familiare”.

In ogni caso, i segni premonitori sono:

• presenza familiare di una condizione di diabete non insulino-dipendente (di tipo II)

• tendenza negli uomini della famiglia a una calvizie precoce (in età inferiore ai trent’anni)

• presenza della sindrome nella madre, sorelle, zie

I SINTOMI. Quelli più comuni riguardano la pelle. Se presenta delle zone molto grasse e alcune secche e tende ad assumere il quadro di una pelle mista difficile da trattare con le creme, questo può essere un primo segnale, soprattutto se non è mai stato un problema in precedenza.

In secondo luogo, ciclo mestruale irregolare. In alcuni mesi notate che vi arrivano ogni quaranta giorni, in altri che avete due flussi al mese, ogni quindici- venti giorni. La peluria è un altro sintomo di ovaio policistico. Se avete baffetti e basette in crescita molto sostenuta a discapito di capelli radi, facili a spezzarsi e molto fini, è il caso di controllarsi, soprattutto se questo è accompagnato agli altri sintomi.

Molte donne convivono con l’ovaio policistico senza crearsi problemi, anzi, vivendo la malattia con distrazione. Questo atteggiamento è grave e da evitare. Ecco perché la comunità scientifica presto darà un nuovo nome alla malattia, facendone intuire la complessità e la necessità (tempestiva) di una cura efficace.

Sara Tagliente

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