Uno dei problemi sessuali più diffusi di cui la coppia non parla tra le lenzuola e che invece diventa argomento di sfogo tra amiche è quello dell’eiaculazione precoce.
La Società Italiana di Andrologia ci informa che in Italia questo disturbo colpisce circa 4 milioni di uomini fra i 18 e i 70 anni. La scoperta di questi giorni è che la causa non è solo psicologica (stress e incapacità a vivere serenamente il rapporto con la partner) ma può essere ereditaria, dovuta ad un difetto del gene che regola il rilascio di dopamina, un neurotrasmettitore che ha grande importanza nel “governare” il piacere.
Lo studio, condotto da un gruppo di lavoro svedese e finlandese, ha analizzato 1.300 uomini fra i 18 e i 45 anni. È stato chiesto loro di dichiarare la durata la media di un singolo rapporto sessuale e gli è stato prelevato un campione di saliva per verificare l’eventuale difetto nel gene DAT1 che trasporta la dopamina. Ed effettivamente è risultata esatta la relazione tra l’anomalia del gene e l’eiaculazione precoce. “Il risultato di questo studio – hanno affermato gli scienziati sul Journal of Sexual Medicine, ripreso dal londinese Daily Mail – indica che i farmaci che agiscono direttamente sui livelli di dopamina possono essere utili per questo tipo di disfunzione“.
Ma la funzione benefica della dopamina era stata già scoperta negli anni Settanta, quando essa era somministrata ai pazienti affetti dal morbo di Parkinson e aumentava in loro la carica sessuale.
La validità di questo farmaco è stata anche testata attraverso una sperimentazione condotta dal professor Ermanno Greco della Scuola di Endocrinologia dell’Università di Pisa, in collaborazione con il Dipartimento di Urologia dell’ospedale britannico di Buenos Aires su 75 pazienti (45 italiani e 30 argentini) e i risultati sono stati pubblicati sull’International Journal of Impotence. Il campione di pazienti era costituito da uomini con disturbi di eiaculazione precoce ai quali è stato somministrato un farmaco che regola i livelli di dopamina e nel 52% dei casi si è riscontrato un aumento della latenza del riflesso eiaculatorio del 500%, mentre in un altro 23% la crescita è stata del 200%. Quindi un ottimo risultato che lascia ben sperare coloro che soffrono di/per questo problema.
Come spesso succede, ci sono sospetti sul legame tra la ricerche universitarie e le industrie farmaceutiche, nello specifico si pensa che la ricerca sull’utilizzo della dopamina per curare l’eiaculazione precoce possa dare l’input per la creazione e la commercializzazione di un nuovo farmaco. A questa accusa risponde il professor Furio Pirozzi Farina, direttore U.O. Dipartimentale di Urologia Andrologica dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Sassari: “Una ricerca è sempre indipendente dal farmaco e non è possibile che sia funzionale al suo lancio, perché il farmaco deve avere un background scientifico. Casomai, l’azienda farmaceutica può fare riferimento allo studio in questione, per attestare la valenza del prodotto. Non ci vedo un peccato capitale in questo tipo di comportamento, perché al farmaco si richiede che funzioni. I link di interesse sono ovvi, com’è ovvio che un’azienda faccia riferimento ad uno studio in particolare, ma a titolo scientifico, non certo giornalistico“.
Sembra ovvio dire che i farmaci rappresentano l’unica possibilità per guarire da alcune malattie e sono il mezzo attraverso cui le ricerche scientifiche possono avere un effetto benefico su chi soffre. Perciò, come sempre, ci auguriamo che la scienza faccia passi in avanti e che si possano curare i vari acciacchi per vivere al meglio la vita.
Lazzaro Langellotti