Negli ultimi giorni non si parla che di lui, Craig Verner. L’uomo che ha ricreato la vita artificiale a partire dal DNA. Nel 2001, aveva già mobilitato l’attenzione dei media grazie al sequenziamento del genoma umano in tempi rapidissimi.
Ma oggi torna alla ribalta con la straordinaria notizia che riguarda la creazione della prima vita artificiale, anche se sotto le “misere spoglie” di un batterio sintetico. Com’è riuscito nell’impresa? Semplice. Trapiantando il genoma del Mycoplasma mycoides in quello del Mycolpasma capricolum.
Il risultato si chiama Mycoplasma laboratorium ed è batterio composto da un’unica cellula. Oltre ad avere il primato di essere uno degli organismi più piccoli della natura (basti pensare che servirebbero 3 mila dei suoi DNA per fare quello di un uomo), tale creatura ha anche la capacità di riprodursi.
Ma non corriamo. Non si tratta ancora di un batterio di sintesi, poiché la membrana che serve a garantire, tra le altre cose, l’interazione con l’ambiente, non rende al meglio. Ma per Venter è già un traguardo.
Riguardo alla sua ultima creazione, lo scienziato parla di “sistema operativo” in grado di coordinare l’azione dei batteri. Ovviamente, una simile impresa non poteva non destare polemiche sotto il profilo “etico“. Ma Verner non è uno sprovveduto e fin dall’inizio della sua attività ha consultato i migliori bioeticisti, tra cui Arthur Caplan. Non solo. Le sue scoperte e i suoi brevetti non sono privati, ma messi a disposizioni di altri ricercatori, per utilizzarli e migliorarli. Un uomo che ha dato vita alla materia, e che ha creato il DNA open source.
Inoltre, associata alla passione per la biogenetica, Verner vede dei risvolti anche per l’ambiente e la salute umana. Il suo batterio artificiale è il primo passo per la costruzione di genomi che consentano a batteri ospiti di prendere dall’atmosfera diossido di carbonio e produrre metano. Addio petrolio e combustibili fossili.
Lo studioso guarda avanti. Se fino ad oggi è stato possibile inserire solo un gene con queste capacità, un giorno potrebbe trattarsi di un frammento di DNA, che permetterebbe al batterio di tirar fuori il petrolio in mare, o ancora di fagocitare l‘anidride carbonica dall’aria con tutte le conseguenze positive ad esso legate, prima tra tutte la riduzione dell’effetto serra. E infine di produrre vaccini e medicinali.
E la Chiesa cosa ne pensa? Al momento nulla. “Aspettiamo di saperne di più” è stato il commento a caldo del direttore della sala stampa vaticana, padre Federico Lombardi.