Fin quando sarò fertile? Questa è la domanda che, prima o poi, ogni donna non ancora mamma si pone. Si sente l’orologio biologico battere e l’ansia cresce. E invece ora si può avere la risposta senza farsi angosciare (o forse la cosa potrebbe invece acuire le ansie?).
Un semplice esame del sangue basterà per sapere quando l’ultimo ovulo sarà disponibile per coronare l’istinto materno di ognuna di noi. Gli studiosi dell’Università di Scienze mediche di Teheran hanno messo a punto un test che misura la concentrazione dell’Amh, l’ormone prodotto dalle cellule ovariche, la cui concentrazione è correlata alla fertilità.
La ricerca è stata fatta su 266 donne d’età compresa tra i 20 e i 49 anni e si basa appunto su questa sostanza antimulleriana che gestisce lo sviluppo dei follicoli nelle ovaie: livelli elevati di Amh (superiori a 3,8 nanogrammi per millilitro a 25 anni) indicano l’arrivo della menopausa dopo i 50 anni. Concentrazioni inferiori (come 2,4 nanogrammi per millilitro) fanno, invece, prevedere un termine anticipato della fecondità, intorno ai 30 anni, spiega Fahimeh Ramezani Tehrani, la ricercatrice a capo dello studio.
Sarà quindi possibile d’ora in poi fare previsioni sull’età fertile di ogni donna tramite un prelievo sanguigno. Questo ovviamente per star dietro alle esigenze di una società in cui pare che la maternità non sia più sentita come priorità da assecondare quanto la carriera o la voglia di libertà o altre esigenze che spingono sempre più in là il primo parto.
L’Italia detiene il primato in Europa di maternità tardiva: troppe donne ormai partoriscono dopo i 40, anche se le chance di concepimento calano drasticamente dopo i 37 anni. Di qui i tentativi scientifici di poter programmare anche questo, anche cioè qualcosa che dovrebbe essere il naturale processo delle cose ma che, ancora una volta, naturale non è più.
Se da una parte le donne sentono l’esigenza di diventare madri, dall’altra continuano a posticiparne la realizzazione: per lavoro, per aspettare il partner giusto, per non dover rinunciare a stare al passo coi tempi.
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E allora via alla pianificazione anche di quello che dovrebbe essere il culmine dell’amore per antonomasia. E dal momento che i risultati del test necessitano ancora un paio d’anni per essere convalidati – come sottolinea Luca Gianaroli, presidente della Eshre (società europea di riproduzione umana e embriologia), che ha presentato la ricerca iraniana durante l’annuale congresso scientifico a Roma – e dato che i margini d’errore vanno dai 4 mesi ai 4 anni, si può sempre ricorrere alla congelazione degli ovuli, perché alla fine non si mai!