“Una rondine non fa primavera”, si dice. E la primavera non genera necessariamente allergie, potremmo aggiungere.
Secondo una ricerca dell’Università di Vienna sarebbe l’inquinamento a favorire tosse, starnuti & Co. Tra lo smog e i pollini presenti nell’aria, infatti, si creerebbe un’interazione per cui gli agenti inquinanti, depositandosi sulla superficie del polline provocherebbero una liberazione degli allergeni. Tra l’altro la novità consiste nel fatto che non solo aumenterebbe la pericolosità del polline, ma la pianta stessa sarebbe soggetta ad alterazioni causate da un’elevata concentrazione di ozono.
L’esperimento, condotto e coordinato da Rudolf Valenta, ha riguardato la coltivazione di piantine di segale secondo 2 procedure diverse. Una parte di queste è stata direttamente esposta ad alte concentrazioni di ozono, mentre il resto a livelli di ozono meno elevati. Dopo la fioritura, gli studiosi hanno evidenziato come nelle piante cresciute in condizioni atmosferiche aggressive fossero presenti una maggior quantità di allergeni sui loro pollini. Successivamente è stata anche analizzata la diretta reazione allergica di alcuni pazienti a contatto con queste piantine “incriminate”.
Ciò dimostra come lo smog influenzi negativamente la nostra vita quotidiana in mille modi, anche sotto forme non direttamente individuabili. In Italia sono ben 10 milioni i soggetti colpiti da allergie, di cui la metà soffre d’asma, una patologia cresciuta esponenzialmente negli ultimi 20 anni. Ben vengano, quindi, tutte le iniziative a favore dell’ambiente e dell’aria pulita nelle nostre città. Dalla raccolta differenziata alle giornate senz’automobile, tutti piccoli passi utili a salvaguardare la nostra salute e, si spera, delle generazioni future.
Chiara Casablanca