Nicoletta Mantovani si è schierata al fianco dei malati di sclerosi multipla, che da mesi speravano nella sperimentazione del “metodo Zamboni“.
Ma dopo il no del governo per sostenere l’avvio della terapia sperimentale, la vedova di Pavarotti, affetta da 20 anni da sclerosi multipla e presidente onorario dell’Associazione nazionale Ccsvi, ha deciso di usare le maniere forti.
Ha chiesto al Servizio sanitario nazionale di prendersi in carico i malati e di stabilire con precisione i centri dove poter praticare l’angioplastica venosa: l’insufficienza venosa cronica cerebrospinale si potrebbe trattare secondo la teoria perfezionata dal professor Zamboni, direttore del Centro di Malattie Vascolari ferrarese: un innovativo intervento endovascolare mini-invasivo, definito volgarmente “liberazione“.
E la Mantovani ribadisce la necessità di poter accedere alla sperimentazione. In caso contrario, sarebbe pronta a manifestare in piazza davanti al parlamento o a intraprendere azioni giudiziarie. E a Repubblica spiega: “Non mi sono operata all’estero, come molti purtroppo sono costretti a fare, perché voglio rimanere in Italia e combattere la battaglia accanto a Zamboni. Sarebbe già dovuta partire una sperimentazione con 400, ma i tempi della ricerca sono ancora lunghi“.
Un anno fa a settembre, il professor Paolo Zamboni, direttore del Centro malattie vascolari dell’Università di Ferrara aveva annunciato una scoperta sorprendente: curando la Ccsvi attraverso un innovativo intervento endovascolare mini-invasivo si poteva portare ad un discreto miglioramento anche della sclerosi multipla. La Ccsvi, diagnosticabile con un particolare ecodoppler sarebbe correlata al rischio d’insorgenza di sclerosi multipla: i pazienti trattati con la terapia endovascolare hanno infatti mostrato una riduzione del numero di ricadute della malattia e una netta diminuzione della percentuale di lesioni attive cerebrali e spinali.
Secondo Nicoletta Mantovani, il problema è l'”incomprensibile, e crudele, scelta del sistema sanitario nazionale di chiedere ai malati di Ccsvi di attendere, nonostante la cura per la loro malattia sia possibile, perché bisogna avere gli esiti delle sperimentazioni ufficiali che ne stabiliranno la correlazione con la sclerosi“.
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Francesca Mancuso