L’Alzheimer è principalmente un problema sanitario e sociale, ma è anche un “fardello” economico.
In occasione della giornata mondiale dell’Alzheimer celebrata martedì scorso, l’associazione Alzheimer’s Disease International ha pubblicato un rapporto in cui analizza in che modo tale malattia incide sul servizio sanitario nazionale.
Secondo lo studio, nel 2010 i costi relativi alla demenza senile si sono aggirati attorno ai 460 miliardi di euro, corrispondenti all’1% del pil mondiale. Volendo rapportare tale cifra ad uno Stato, avrebbe la 18esima economia del mondo, mentre se fosse un’impresa, sarebbe la compagnia più ricca del pianeta.
Purtroppo tale cifra non serve a debellare la malattia, che resta tutt’ora incurabile nonostante la ricerca si impegni da anni per comprenderne le cause e trovare potenziali cure. Il rapporto ha lanciato quindi un appello ai governi, invitandoli a collaborare con l’Oms per porre al centro dell’attenzione la malattia. Inoltre, i costi sono destinati a crescere anche nei prossimi anni, soprattutto nei paesi a basso e medio reddito.
Anche il Coordinamento sanità e assistenza tra i movimenti di movimenti di base (Csa) e l’Associazione Senza limiti onlus hanno pubblicato un documento in cui invitano il Servizio sanitario nazionale ad assumersi le proprie responsabilità nei confronti delle persone affette da Alzheimer. Il documento è stato distribuito a Milano, durante il convegno “Alzheimer. È tempo di agire insieme!”
Secondo quanto è scritto nel rapporto,
“il servizio sanitario nazionale è obbligato dalle leggi vigenti a fornire le necessarie cure ai malati di Alzheimer e ai pazienti colpiti da altre forme di demenza senile, nonché agli adulti e agli anziani affetti da patologie invalidanti e da non autosufficienza”.
Ed ecco i punti principali della lettera:
- le cure devono essere assicurate senza limiti di durata a titolo gratuito negli ospedali e nelle case di cura private convenzionate durante la fase acuta;
- le cure devono essere assicurate anche nelle rsa (residenze sanitarie assistenziali) nel corso del periodo della cronicità. In questo caso gli oneri economici sono a carico della sanità nella misura minima del 50% della retta totale, mentre il ricoverato deve versare la quota alberghiera esclusivamente nei limiti delle sue personali risorse economiche, senza alcun onere per i parenti conviventi o non conviventi.
Un problema economico, ma soprattutto sociale, che tocca 35 milioni di persone in tutto il mondo e che purtroppo nei prossimi anni è destinato a colpire una quantità ancora maggiore di persone.