I medici italiani sono attenti alle tecnologie e le utilizzano nel loro lavoro.
È quanto è emerso dalla ricerca “Medici di medicina generale e information technology” del Centro studi FIMMG, presentata oggi durante il 65esimo Congresso Fimmg-Metis in corso a Santa Margherita di Pula.
Lo studio, che riguarda il primo trimestre di quest’anno, è stato somministrato a oltre 2500 medici di famiglia, i quali hanno compilato un questionario on line sul sito della Federazione.
Ebbene, dai risultati è emerso che i 2/3 dei medici, ovvero il 66%, usa il pc e si collega a internet per molte funzioni, e solo il 5,3% si limita a tre funzioni. In primo luogo, da 8 anni a questa parte i dottori usano il web per cercare informazioni e approfondimenti, per effettuare ricerche e documentarsi.
Inoltre, i medici con un numero più elevato di assistiti e che lavorano in studi complessi, utilizzano in misura maggiore gli strumenti informatici. Il 97,5% dei medici ha un programma gestionale che nell’83% dei casi ha acquistato con risorse proprie. Tale supporto è utilizzato soprattutto per la registrazione dei dati personali dei pazienti (dal 91,3% dei medici), per la registrazione dei dati clinici (dall’89,4% dei medici), per la prescrizione di farmaci ed esami di laboratorio (dal 92,8%) e per la prescrizione di esami strumentali (dal 92%).
Dal sondaggio è emerso anche ciò che invece non va, secondo i dottori, i quali lamentano la scarsa possibilità di interfacciarsi con strutture e servizi del Sistema sanitario nazionale: solamente poco più di un terzo degli intervistati (37%) ha dichiarato che le Asl offrono loro l’opportunità di utilizzare questa funzione, mentre un altro 33% sostiene che laddove questa possibilità esiste, l’utilizzo è efficiente.
Giacomo Milillo, segretario nazionale della Fimmg, ha commentato: “I medici di medicina generale del nostro Paese usano il computer e si sono costruiti, per lo più da soli, una soddisfacente competenza nell’uso di personal computer e stampanti. Uno sforzo fatto con la speranza di affrancarsi in questo modo da compiti inutilmente ripetitivi, imposti loro da una burocrazia ottusa, ma anche per potersi avvalere di strumenti professionali utili per un’assistenza più qualificata e meglio percepita dal paziente“.
Francesca Mancuso