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Amore e dolore: quando basta poco per sconfiggere un male

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È stato probabilmente così sin dalla notte dei tempi. Da Virgilio a Gandhi, passando per Ligabue e Mary Poppins, più o meno il messaggio di tutti è stato sempre lo stesso: con l’amore si può superare ogni cosa. Anche un dolore fisico.

Oggi a dirlo sono dei ricercatori della Stanford University, secondo cui il sentimento, quello buono, quello puro, ha un autentico effetto antidolorifico. Al pari, osano gli studiosi americani, della cocaina.

Insomma, l’innamoramento permette di superare una sofferenza fisica perché, come spiega Sean Mackey, docente di anestesia e autore anziano dello studio pubblicato su Plos One, “quando le persone sono in questa fase di amore appassionato, che tutto brucia, sperimentano significative alterazioni dell’umore che influenzano la loro esperienza del dolore. Stiamo iniziando a studiare alcuni di questi sistemi della ricompensa attivi nel nostro cervello che coinvolgono la dopamina, un neurotrasmettitore primario, che influenza l’umore e la motivazione delle persone“.

Quello a cui mirano gli scienziati non è certo esortare i malati cronici ad abbandonare le cure farmacologiche tradizionali, ma, quanto meno, a studiare questo tipo di rete neurale e le reazioni innescate dall’amore per poi creare nuovi antidolorifici. Infatti, come chiarisce Arthur Aron, psicologo della State University di New York, “quando pensiamo all’amato, c’è un’intensa attivazione nell’area della ricompensa, la stessa che si accende quando assumiamo cocaina, o vinciamo molti soldi“.

Ma come si è arrivati a queste conclusioni? Gli esperti hanno analizzato le reazioni di un gruppo di 15 studenti in fase di innamoramento. È stato chiesto loro di portare con sé, in occasione dell’esperimento, una foto del proprio fidanzato o fidanzata e quella di un amico da loro considerato attraente.

I ragazzi sono stati così sottoposti a una serie di piccoli dolori provocati, per esempio, da un oggetto che veniva riscaldato mentre lo si teneva in mano. Nel frattempo, i partecipanti vedevano la foto del loro amato o quella dell’amico. In una seconda fase, il test è stato ripetuto senza le foto, ma distraendo i partecipanti con dei giochi cognitivi.

Tramite una risonanza magnetica funzionale, i ricercatori hanno constatato che vedere la foto del proprio fidanzato riduce la sensibilità al dolore perché attiva delle aree cerebrali legate alle dipendenze, al piacere e all’appagamento – le stesse su cui agiscono i farmaci antidolore e gli stupefacenti – e che ciò non succede se la foto è di un conoscente o con i giochi di distrazione.

Germana Carillo

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Giornalista pubblicista, classe 1977, laurea con lode in Scienze Politiche, un master in Responsabilità ed etica di impresa e uno in Editing e correzione di bozze. Direttore di wellme per tre anni, scrive per greenMe da dieci. È volontaria Nati per Leggere in Campania