Basterà una semplice iniezione al mese per contrastare le malattie reumatiche. A dieci anni dalla comparsa in Italia dei primi farmaci biologici destinati alla cura di questo genere di patologie, arriva nel nostro paese il golimubab.
Si tratta di un anticorpo monoclonale, che ha recentemente ricevuto l’approvazione dall’European Medicines Agency (EMEA). Il farmaco potrà essere utilizzato oltre che per trattare l’artrite reumatoide, anche contro la spondilite anchilosante e l’artrite psoriasica.
Ancora un passo avanti nella lotta contro le malattie reumatiche, che colpiscono ormai il 10% degli italiani tra i 45 e i 60 anni. Proprio ieri, a Roma si sono riuniti alcuni esperti per discutere sulle nuove prospettive di cura. Secondo Giovanni Minasola, primario di reumatologia all’ospedale San Camillo di Roma, “il 40% dei soggetti ai quali viene diagnosticata una malattia reumatica è costretto a lasciare il lavoro, vive male il momento della diagnosi e il disagio che ne deriva è più acuto per chi è colpito da artrite reumatoide e spondiloartriti sieronegative“.
Malattie forse sottovalutate e poco conosciute ma fastidiose e a lungo andare invalidanti. Per questo è molto importante andare avanti nella ricerca di nuovi rimedi in grado di contrastarle. Ne è un esempio il nuovo farmaco, in grado di agire selettivamente contro il Fattore di Necrosi Tumorale alfa (TNF-α).
“Disporre di farmaci nei quali all’efficacia si accompagna la semplicità di somministrazione è un fatto di fondamentale importanza“, ha commentato il dottor Minisola. Particolare rilievo ha assunto infatti la semplicità di somministrazione del farmaco, che attraverso il piccolo e maneggevole iniettore, è facile da utilizzare anche dai pazienti con difficoltà nei movimenti articolari.
Antonella Celano, membro del Consiglio Direttivo dell’Associazione Nazionale Malati Reumatici (A.N.MA.R.) e Presidente dell’Associazione Pugliese Malati Reumatici (A.P.MA.R.), ha riportato il commento di alcuni pazienti, secondo cui “l’uso di farmaci semplici e maneggevoli aiuta a far pesare meno la difficoltosa gestione del movimento e, dunque, a sentirsi meno dipendenti“.
Francesca Mancuso