Un caso di malasanità ogni 48 ore. È questo il bilancio della situazione realizzato dalla Commissione parlamentare sugli errori sanitari nel nostro Paese, presieduta da Leoluca Orlando.
Un quadro piuttosto negativo emerge dal rapporto, che comprende il periodo che va da aprile 2009 a settembre 2010. Durante questi 18 mesi, i casi di malasanità in Italia sarebbero stati 242, di cui 163 conclusi con la morte del paziente, ossia in media una persona ogni 3 giorni. Le 163 vittime, sulle quali si pronuncerà la magistratura, sono imputabili alcune all’errore medico, altre a disservizi o a carenze strutturali.
Oltre la metà dei pazienti deceduti si trovano in due sole regioni: Calabria (50) e Sicilia (33), seguite dal Lazio che conta 14 morti, Campania 12, Puglia 9, Liguria 8, Emilia Romagna e Toscana 7, Veneto 6, Lombardia 4, Piemonte 2 e infine Trentino Alto Adige, Friuli Venezia Giulia, Umbria e Basilicata 1.
Guardando la situazione nel complesso, invece, 186 casi su 242 dipendono da presunti errori da parte del personale sanitario e de medici. Anche in quest’ambito, il triste primato va ancora una volta alla Calabria e alla Sicilia. In Calabria sono 56 i presunti errori commessi da medici e infermieri, contro i 36 della Sicilia, mentre il terzo posto va al Lazio con 15 casi.
Leoluca Orlando ha così commentato i risultati emersi dal rapporto: “Gli errori della sanità italiana hanno tanti padri, i medici che sbagliano, certo, ma anche le strutture, i manager e chi li nomina, ossia i politici”.
Non è solo colpa dei dottori, ma Orlando fa il mea culpa e distribuisce alla classe politica parte delle responsabilità: “Il nostro obiettivo – aggiunge – non è solo capire chi commette l’errore, ma anche il perché, ossia le anomalie strutturali e organizzative che hanno portato a quell’errore. La politica deve fare dieci passi avanti per la salute, ossia impegnarsi di più per tutelare i cittadini, anche stanziando risorse adeguate, e dieci passi indietro per la sanità, ossia per le nomine, i giochi di potere, la spartizione delle cariche”.
Francesca Mancuso