A tavola ci si ammala o si guarisce, a seconda di quello che ci si mette nel piatto. Se poi per misurare il nostro stato di salute ci affidiamo al nostro medico e al cosiddetto “punteggio dieta”, allora siamo sicuri di non sbagliare.
Frutta, verdura, pesce, olio d’oliva, burro e salame sono gli “indicatori” del rischio cardiovascolare. Lo dicono alcuni ricercatori dell’Istituto Mario Negri Sud che hanno ideato, appunto, il punteggio dieta, ossia un semplice metodo – presentato a Barcellona al congresso dell’European Society of Cardiology – per identificare le persone che probabilmente corrono alti rischi al cuore e ai vasi.
“Si tratta di un questionario alimentare ridotto, in cui tenere conto soltanto del consumo di frutta, verdura, pesce, olio d’oliva, burro e salame”
Spiega Roberto Marchioli del Laboratorio di Epidemiologia Clinica delle Malattie Cardiovascolari del Mario Negri Sud.
Lo studio ha coinvolto 860 medici di famiglia e più di 12.500 italiani e i risultati hanno dimostrato che è sufficiente chiedere quanto spesso e in che quantità si consumano i sei alimenti-indicatori per avere un’idea del rischio di infarto e di altre malattie cardiovascolari.
“Gli alimenti scelti sono degli indicatori affidabili della tipologia di alimentazione seguita – afferma Marchioli –. Ci dicono cioè se il soggetto tende più a una dieta sana perché predilige frutta, verdura, pesce e olio d’oliva o piuttosto segue un’alimentazione ricca di grassi saturi come burro e salame. C’è di più: questi cibi non solo indicano la correttezza della dieta, ma si associano anche a stili di vita più o meno salutari”.
In buona sostanza, chi predilige sempre un succulento piatto di tutti i salami d’Italia a malinconiche verdurine lessate, non solo mangia male, ma è anche più spesso un fumatore, magari pure sedentario. Detto in parole povere, chi si vizia a tavola lo fa anche nella vita.