Continua la triste saga del professor Zamboni. Dopo la notizia diffusa qualche giorno fa sull’avvio della sperimentazione del metodo di liberazione contro la Ccsvi, arriva la smentita. La nuova terapia di cui è partita la sperimentazione dell’Aism riguarda sì la sclerosi multipla, ma non è quella del dottor Zamboni.
Quest’ultimo inoltre, lo scorso mese di settembre, dopo essersi apertamente dissociato, ha firmato le proprie dimissioni dallo Steering Committee dello Studio Epidemiologico FISM (Fondazione Italiana Sclerosi Multipla).
Per spiegare la propria decisione di dissociarsi dalla sperimentazione condotta dall’Aism, il medico ferrarese ha spiegato di essere “fortemente convinto della non fattibilità dello studio seguendo il compromesso del protocollo insegnato in modo difforme rispetto al mio da altri centri giudicati idonei alla didattica, il timing imposto per la preparazione degli sperimentatori e la conseguente rilevazione dei dati“.
Aism e Fism stanno dunque portando avanti una sperimentazione, ma non è affatto il metodo Zamboni. In risposta, l’Università di Ferrara e la Fondazione Hilarescere “non condividendo le metodologie dello studio finanziato dalla Fism, parteciperanno ad altri studi miranti ad individuare epidemiologia e modalità diagnostiche di Ccsvi nella sua correlazione con la sclerosi multipla“.
Ricordiamo infatti che alla base dell’angioplastica venosa proposta da Zamboni vi è una connessione tra la Ccsvi, l’insufficienza venosa cronica cerebrospinale e la sclerosi multipla.
Così, l’Associazione Ccsvi-Sm insieme al suo presidente onorario Nicoletta Mantovani ha lanciato un appello al Ministro della Salute Ferruccio Fazio chiedendo “l’immediata istituzione di un tavolo grazie al quale lo stesso prof. Paolo Zamboni possa, insieme al Ministero ed alla nostra Associazione, individuare subito una serie di Centri vascolari in Italia da formare alla diagnosi ed alla cura di Ccsvi“.
Francesca Mancuso