No all’innalzamento dei limiti di arsenico nelle acque a uso alimentare.
A febbraio scorso l’Italia aveva chiesto di portare a 50 il parametro consentito. Oggi l’Unione europea nega al ministero della Salute la deroga ai limiti per la potabilità per un preciso motivo: “valori di 30, 40 e 50 microgrammi possono determinare rischi sanitari, in particolare talune forme di cancro”. Ecco spiegato perché le deroghe possono essere richieste fino a concentrazioni di 20 microgrammi per litro e solo per tempi limitati.
Quello che si rischia ora è una serie infinita di ordinanze richieste da Bruxelles che potrebbero proibire l’uso potabile dell’acqua e mettere in ginocchio 128 comuni d’Italia sparsi in 5 regioni, per un totale di 250 famiglie. In testa c’è il Lazio con 91 comuni, tra cui Latina e Viterbo, seguita dalla Toscana con 16 centri.
Cosa succederà ora? Ministero della Salute e assessorati all’Ambiente delle regioni coinvolte cercano una strategia comune, allertando le Prefetture e chiedendo un pronunciamento dell’Istituto superiore di sanità.