Dalla Gran Bretagna, questo fine settimana, è arrivato l’allarme su una mutazione del nuovo coronavirus, con l’emergere di una nuova variante di Sars-Cov2 monitorata dal team di Ralph Baric dell’Università del North Carolina.
Tuttavia, la mutazione D614G che si sta diffondendo rapidamente nel corso di queste settimane non sembra essere in grado di preoccupare maggiormente governi e ricercatori. Ma perché?
Cominciamo con le cattive notizie. È infatti bastato che nel genoma di Sars-Cov2 cambiasse uno dei 30 mila nucleotidi, ovvero i piccoli mattoni che compongono il virus, perché nascesse questa variante, che è in grado di diffondersi più rapidamente, fino a diventare prevalente. È anche per questo motivo che questa seconda ondata di coronavirus sta avendo la meglio in modo cosi celere, dimostrando di avere una imponente capacita di replicazione.
Baric scrive in un commento che gli esperimenti effettuati dimostrano come questa variante sia in grado di trasmettersi in modo significativamente più rapido mediante goccioline e aerosol, e che la mutazione provoca un aumento di infettività e di capacita di trasmissione anche nella popolazione umana. La gravità dei sintomi e pero uguale o solo marginalmente superiore rispetto alla variante più conosciuta e, in ogni caso, il virus mutato non dovrebbe sfuggire ai vaccini in corso di diffusione.
Baric scrive infatti che i vaccini allo studio diretti contro la proteina spike dovrebbero essere efficaci anche contro la variante D614G.
Pericolo scampato, dunque? Sembra di si. Tuttavia, le cose potrebbero non andare sempre cosi bene. Insomma, e pur sempre possibile che in futuro una nuova variante del virus possa sfuggire agli anticorpi generati dal vaccino, e possa prendere il sopravvento.
È dunque particolarmente importante identificare l’arrivo di nuove varianti – aggiunge il ricercatore – soprattutto nel momento in cui l’immunità di gregge o altri interventi attivi da parte dell’uomo altereranno le pressioni selettive sul genoma del virus…