inquinamento

L’inquinamento favorisce le malattie cardiovascolari: un nuovo studio lo conferma!

Condividi su Whatsapp Condividi su Linkedin

Le minuscole particelle di inquinamento atmosferico – ovvero, quelle che compongono il c.d. particolato fine – possono avere una serie di effetti sulla salute, e l’esposizione ad alti livelli è un noto fattore di rischio per le malattie cardiovascolari. Una nuova ricerca condotta dai ricercatori del Massachusetts General Hospital (MGH) rivela ora che il particolato fine ha un impatto dannoso sulla salute cardiovascolare attivando la produzione di cellule infiammatorie nel midollo osseo, portando infine all’infiammazione delle arterie. I risultati sono pubblicati sull’European Heart Journal, e aggiungono un ulteriore tassello sulla conoscenza di questo argomento, sempre più impellente da affrontare con specificità e con particolare decisione, al fine di contenere i livelli di inquinamento nelle aree urbane, e non solo.

Tornando all’analisi oggi in commento, sottolineiamo come lo studio retrospettivo abbia incluso 503 pazienti senza malattie cardiovascolari o cancro che si erano sottoposti a test di imaging al MGH per vari motivi medici. Gli scienziati hanno stimato i livelli medi annui di particolato fine dei partecipanti utilizzando i dati ottenuti dai monitor della qualità dell’aria della U.S. Environment Protection Agency situati più vicino all’indirizzo residenziale di ogni partecipante.

Ebbene, nel corso di un follow-up mediano di 4,1 anni, 40 individui hanno sperimentato eventi cardiovascolari importanti, come attacchi di cuore e ictus, con il rischio più alto visto nei partecipanti con livelli più elevati di polveri sottili al loro indirizzo di casa. Il loro rischio era elevato anche dopo la contabilizzazione dei fattori di rischio cardiovascolare, fattori socioeconomici e altri fattori confondenti chiave. Test di imaging che valutano lo stato di organi interni e tessuti hanno mostrato che questi partecipanti avevano anche maggiore attività del midollo osseo, indicando una maggiore produzione di cellule infiammatorie (un processo chiamato leucopoiesi), e un’elevata infiammazione delle arterie. Ulteriori analisi hanno rivelato che la leucopoiesi in risposta all’esposizione all’inquinamento atmosferico è un fattore scatenante che causa l’infiammazione delle arterie.

Il percorso che collega l’esposizione all’inquinamento atmosferico agli eventi cardiovascolari attraverso una maggiore attività del midollo osseo e l’infiammazione arteriosa ha rappresentato il 29% della relazione tra l’inquinamento atmosferico e gli eventi di malattia cardiovascolare“, afferma all’interno dello studio il co-autore Shady Abohashem, MD, un collega di imaging cardiovascolare al MGH. “Questi risultati implicano l’esposizione all’inquinamento atmosferico come un fattore di rischio sottovalutato per le malattie cardiovascolari e suggeriscono obiettivi terapeutici oltre la mitigazione dell’inquinamento per ridurre l’impatto cardiovascolare dell’esposizione all’inquinamento atmosferico”.

Il co-autore Michael Osborne, MD, un cardiologo al MGH, spiega che le terapie che mirano all’aumento dell’infiammazione dopo l’esposizione alle polveri sottili possono determinare benefici in quei pazienti che non possono evitare l’inquinamento atmosferico. “Importante, la maggior parte della popolazione studiata aveva esposizioni all’inquinamento atmosferico ben al di sotto delle soglie malsane stabilite dall’Organizzazione mondiale della sanità, suggerendo che nessun livello di inquinamento atmosferico può davvero essere considerato sicuro“, aggiunge ancora lo studioso.

Il lavoro, che è stato sostenuto dal National Institutes of Health, apporta pertanto una decisiva valutazione sull’impatto nocivo che le particelle presenti nell’aria, a causa dell’inquinamento prodotto dall’uomo, potrebbero avere sulla nostra salute, con particolare riferimento per le potenziali patologie di natura cardiovascolare.

Naturalmente, gli studiosi che hanno condotto la ricerca hanno già affermato che le analisi continueranno ad andare avanti, al fine di arrivare a nuove valutazioni ancora più precisi e più puntuali sui rischi per la salute dell’uomo derivanti dalla continuata e prolungata esposizione al particolato fine.

Per quanto ci riguarda, non possiamo che sperare che questa analisi, unitamente alle tante altre analisi che nel corso degli ultimi anni sono state condotte per poter fare luce sugli effetti negativi dell’inquinamento atmosferico, possano stimolare un complessivo approccio più sostenibile e consapevole nei confronti di un miglior rispetto dell’ambiente.

Condividi su Whatsapp Condividi su Linkedin
Laurea in Economia e commercio, da sempre appassionato di scrittura online e di mondo femminile in particolare: moda, capelli, bellezza.