Si è diffuso qualche giorno fa l’allarme delle uova contaminate in Germania. Pare infatti che in grossi quantitativi siano state trovate tracce di diossina.
La paura è arrivata anche nel nostro Paese, dopo la dichiarazione del Ministro della Salute Ferruccio Fazio, che la scorsa settimana aveva annunciato che anche in Italia erano arrivate le “uova alla diossina“, importate dalla Germania.
A seguito di alcune analisi di laboratorio, è stato scoperto che le uova incriminate contengono diossina in misura 78 volte superiore a quanto concesso dalla legge.
Ma il ministro invita alla calma, assicurando che grazie all’etichetta è possibile risalire al luogo di produzione delle uova. Inoltre, si tratterebbe di una “quantità limitata”: “Oggi stiamo scrivendo una nota a tutte le aziende che importano dalla Germania perché facciano, oltre ai controlli di routine, anche quelli sulla diossina” ha aggiunto il ministro.
All’origine del problema vi sarebbero dei mangimi contaminati, la cui scoperta ha fatto scattare i controlli in Germania e nei paesi in cui esporta le uova. Gli Uvac, ossia gli uffici periferici per gli adempimenti degli obblighi comunitari, che si occupano di vigilare sul destino delle merci di provenienza comunitaria, si sono già attivati per effettuare alcuni accertamenti sull’import di alimenti. Inoltre, domani e dopodomani a Bruxelles, gli esperti della Commissione si riuniranno per illustrare le contromisure della Germana per far fronte al rischio.
Fazio ha inoltre spiegato che il rischio diossina, oltre alle uova, potrebbe anche riguardare latticini e carni, anche se al momento non risultano essere arrivate in Italia partite sospette. “Nessun paese ha chiuso o ha intenzione di chiudere le frontiere – ha detto il ministro -. Noi seguiamo procedure concordate con la Commissione europea, non vogliamo certo creare un caso internazionale. E poi siamo ragionevolmente tranquilli, non bisogna fare inutili allarmismi“.
Nessun rischio, dunque, poiché a detta di Fazio “se ci saranno dubbi su alcuni alimenti saranno ritirati dal commercio”. A permetterci di dormire ancora sonni tranquilli, oltre alle parole del ministro, sarà anche il sistema di etichettatura delle uova. Come ha spiegato Coldiretti, l’etichettatura obbligatoria delle uova è in vigore nel nostro paese già dal 2004 e consente di distinguere anche la provenienza e il metodo di allevamento.
Il codice, introdotto a livello comunitario, è formato da diverse parti: il primo numero indica il tipo di allevamento (0 per il biologico, 1 all’aperto, 2 a terra, 3 nelle gabbie), la seconda sigla indica la nazione in cui l’uovo è stato deposto (es. IT). Vi sono poi le indicazioni relative al codice Istat del Comune, alla sigla della Provincia e al codice dell’allevatore. A queste informazioni si aggiungono quelle relative alla categoria (A e B a seconda che siano per il consumo umano o industriale), al livello qualitativo e di freschezza e alle classificazioni di peso (XL, L, M, S).
Francesca Mancuso