Il 97% degli italiani è favorevole all’indicazione obbligatoria in etichetta del luogo di allevamento o di coltivazione degli alimenti.
È quanto emerge da una recente indagine di Coldiretti, diffusa in attesa del via libera definitivo della Camera alla legge sull’etichettatura che estende tale obbligo anche ai prodotti alimentari che ancora ne sono privi.
Dopo l’allarme diossina giunto dalla Germania, l’Italia è corsa ai ripari. E gli italiani ne sono soddisfatti. Secondo Coldiretti, il provvedimento è fondamentale per la tutela dei consumatori in quanto fornisce loro “una completa e corretta informazione sulle caratteristiche dei prodotti alimentari commercializzati, trasformati, parzialmente trasformati o non trasformati”. Non solo lo è dal punto di vista informativo, ma rafforza anche la prevenzione e la repressione delle frodi alimentari.
Così, il nuovo provvedimento, oltre a riportare quanto già stabilito dall’articolo 3 del decreto legislativo 27 gennaio 1992, n. 109, dovrà anche indicare “il luogo di origine o di provenienza e, in conformità alla normativa dell’Unione europea, l’eventuale utilizzazione di ingredienti in cui vi sia presenza di organismi geneticamente modificati in qualunque fase della catena alimentare, dal luogo di produzione iniziale fino al consumo finale”.
Il ruolo di Coldiretti, in quest’ambito, è stato fondamentale. Da tempo l’associazione si è battuta per favorire la trasparenza dell’informazione. Coldiretti è riuscita ad ottenere l’obbligo di indicare la provenienza per carne bovina, ortofrutta fresca, uova, miele, latte fresco, pollo, passata di pomodoro e olio extravergine di oliva.
Tuttavia, c’è una parte di alimenti la cui etichetta è “anonima”. Si va dalla pasta ai succhi di frutta, dal latte a lunga conservazione ai formaggi, dalla carne di maiale ai salumi. Questi ultimi prodotti, inoltre, sono maggiormente a rischio, a causa dell’emergenza diossina. Da qui l’esigenza di approvare in tempi brevi il nuovo provvedimento.
Sergio Marini, presidente di Coldiretti, ha commentato:
“Oggi più che mai la nostra legge nazionale rappresenterebbe un punto a favore della civiltà e della democrazia, ma anche un chiaro monito alla Ue: quando forze sociali, consumatori e cittadini fanno squadra è possibile sconfiggere le lobby e far vincere la gente, quando è in gioco la salute e la sicurezza di ciò che mangiamo si deve agire subito e non darsi tre anni per pensarci su, come vuole fare l’Europa”.
Secondo Marini, infatti, dall’Ue non sono arrivate risposte altrettanto tempestive al problema.