Viaggiate molto da un continente all’altro e soffrite di jet lag? Beh, la soluzione ai vostri mali potrebbe arrivare da un farmaco scoperto dai ricercatori della University of Manchester.
Gli studiosi inglesi, assistiti da un team di scienziati americani, hanno dimostrato una relazione tra gli stimoli celebrali e il nostro orologio biologico, che, controllato da una regione del cervello chiamata nucleo soprachiasmatico, non scaricherebbe in modo continuo impulsi elettrici per regolare i nostri ritmi di sonno. In realtà, sembra che scarichi al tramonto per rimanere inattivo nella notte e tornare alla vita all’alba.
Il team, che ha pubblicato questa ricerca sul giornale Science, afferma che la scoperta potrebbe portare a curare anche quelle patologie e malattie dipendenti dall’orologio biologico come il cancro e l’Alzheimer.
Tutti gli esseri viventi, compreso l’uomo, hanno un sistema fisiologico che sincronizza le proprie funzioni con il ritmo degli eventi esterni. L’orologio biologico determina un ciclo della durata di 24 ore, il ritmo circadiano, e determina il momento e la durata delle funzioni biologiche, come il sonno o l’alimentazione.
Proprio i cambiamenti di fuso orario o anche i lavori notturni possono sconvolgere i ritmi del nostro corpo perché cambiano i tempi della nostra esposizione alla luce. Così, per esempio, quando andiamo oltreoceano siamo soggetti a risvegli durante la notte o a bruschi colpi di sonno nella giornata, perché il nostro orologio interno è ancora sincronizzato con il ciclo giorno/notte del luogo di partenza. Dopo qualche giorno, il ritmo circadiano si adegua alla alternanza del periodo diurno e notturno della meta di destinazione.
Negli esseri umani l’orologio biologico è controllato, abbiamo detto, dal nucleo soprachiasmatico che contiene due tipi di cellule: le cellule orologio, che scaricano gli impulsi del rimo circadiano, e le cellule non-orologio. Le prime esprimono un gene particolare chiamato “per1“. Dall’Università di Manchester affermano che il prossimo passo sarà lo sviluppo di nuovi farmaci che consentano di sintonizzare il nostro orologio biologico giornaliero, con l’obiettivo di sviluppare un farmaco che regoli proprio il gene “per 1”.
Germana Carillo