Terremoto di magnitudo 9 della scala Richter, seguito da tsunami con onde che hanno raggiunto i dieci metri.
Questi i dati oggettivi, questi i nomi dei fenomeni naturali che hanno interessato il Giappone l’11 marzo, alle ore 14.46. Nella coscienza collettiva tali nomi hanno un impatto devastante.
Catastrofe, immane tragedia, dramma: così parliamo di ciò che è accaduto in terra nipponica, perché abbiamo bisogno di dare un nome agli eventi sulla base delle loro conseguenze, dei loro effetti sulla nostra fragilità umana. Pietà, compassione, terrore agghiacciante, sgomento: sono reazioni che difficilmente possono essere verbalizzate, quelle che si provano quando, davanti ad uno schermo, assistiamo alla proiezione degli scenari apocalittici, nei quali la popolazione della parte nord orientale del Giappone si è trovata catapultata, completamente inerme.
E ad aggiungere ulteriore drammaticità alla tragedia, c’è il rischio derivante dall’esplosione nella centrale nucleare di Fukushima. Si teme per la diffusione di radiazioni, anche se l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha tenuto a precisare che al momento ne risulta fuoriuscita una quantità molto piccola.
Quali sono le conseguenze per la salute derivanti dall’esposizione alle radiazioni nucleari? Per l’organismo i pericoli sono in relazione con la quantità di radiazioni, con la modalità di esposizione e con la sensibilità delle varie parti dell’organismo. Le aree del corpo considerate più radio-sensibili sono quelle le cui cellule si moltiplicano molto rapidamente: la pelle, il midollo osseo e le ghiandole sessuali. Al contrario, reni, fegato, muscoli e sistema nervoso sono ritenuti radio resistenti, poiché le cellule che compongono questi tessuti si riproducono con minore facilità.
I rischi più immediati, dunque, sono rappresentati da infiammazioni che coinvolgono la pelle e la bocca, da emorragie sottocutanee e perdita di capelli. Il tasso di mortalità è particolarmente elevato nell’arco di 45 giorni dal momento in cui si viene a contatto con le radiazioni. Sopravvivere a questo periodo, tuttavia, non offre garanzie sulle opportunità di evitare gli effetti a lungo termine, i cosiddetti effetti tardivi, costituiti da un accorciamento della prospettiva di vita, da danni all’apparato circolatorio e dall’insorgenza di tumori. A seguito dell’esplosione della centrale nucleare di Chernobyl, nel 1985, si era registrata una forte incidenza del cancro alla tiroide: per tentare di prevenire questo rischio in Giappone si sta organizzando la distribuzione di pillole di iodio radioattivo (I-131), che consentono di ottenere una distruzione mirata delle cellule malate senza colpire altri organi.
È possibile prevenire la contaminazione derivante dal contatto con le radiazioni? Possono essere attuati alcuni comportamenti mirati, ma nulla assicura l’essere totalmente esenti da rischi. I più esposti a pericoli sono coloro che abitano nel raggio di 5 chilometri dalla centrale nucleare: in Giappone è stata evacuata la popolazione residente nei 24 chilometri circostanti la centrale; si raccomanda inoltre di utilizzare asciugamani umidi per coprire la mucosa del naso e della bocca e di rimanere il più possibile in casa con porte e finestre chiuse. Nel caso in cui sia necessario uscire è necessario lavare poi accuratamente le mani.
Una profilassi necessaria, ma di efficacia purtroppo molto limitata se la quantità di radiazioni nell’aria aumenterà sensibilmente.
Intanto, è il ministro dell’Ambiente Stefania Prestigiacomo che, in un comunicato stampa diffuso, ricorda come al governo stia a cuore l’indipendenza energetica dell’Italia, ma prima di tutto gli italiani. “Il governo non è né cieco né sordo rispetto alle notizie che giungono da Tokio, ed è evidente che la nostra scelta di rientrare nel nucleare ci induce ulteriore attenzione, assieme all’esigenza di una piena trasparenza su quanto sta accadendo. L’incidente nella centrale giapponese, che seguiamo con preoccupazione, ci spingerà ad approfondire ulteriormente i temi della sicurezza, e i problemi di sismicità dei siti“, ha dichiarato la Prestigiacomo.
Il ministro ha poi ricordato come il nucleare sia un’opzione che esiste in tutti i Paesi industrializzati del mondo. Ma, ha aggiunto: “è ora in corso una seria riflessione sugli standard di sicurezza negli impianti europei. Quanto sta accadendo in Giappone – ha concluso la Prestigiacomo – sarà assolutamente tenuto in considerazione nelle scelte che saranno adottate e sono certa che contribuirà ad aumentare la sicurezza delle centrali“.
Francesca Di Giorgio