Un difetto da correggere, un segno di diversità da annullare: così per tanto tempo è stato considerato il fatto di essere mancini.
Possono testimoniarlo tutti coloro che hanno ricevuto correzioni più o meno severe dai propri genitori ogni volta che con naturalezza afferravano la forchetta con la mano sinistra o impugnavano con la stessa mano la penna.
Oggi sappiamo invece che l’essere mancini non è una deformazione, ma rappresenta la manifestazione di una prevalenza funzionale di una parte del cervello sull’altra – la destra sulla sinistra – anche se le resistenze verso il mancinismo, tra genitori ed insegnanti, sono ancora ai nostri giorni spesso difficili da rimuovere.
Oltre il fatto evidente dell’utilizzo della mano sinistra, quali sono gli aspetti che caratterizzano i mancini? Cosa determina, a livello intellettivo e comportamentale, il mancinismo? Queste le domande da cui è stato mosso lo studio svolto presso il Max Planck Institute e l’Università della Pennsylvania.
Sono stati selezionati alcuni volontari, mancini e destrimani, ai quali è stato chiesto di scegliere prodotti da acquistare, di selezionare personale da assumere per un lavoro e di indicare soggetti che ritenevano più intelligenti di altri. I risultati dell’esperimento faranno sicuramente riflettere: è stato infatti osservato che i mancini tendevano a privilegiare persone o oggetti posti alla loro sinistra, i destrimani invece, tutto ciò che si trovava alla loro destra. Non solo: anche sulla scelta morale più antica, e radicale, quella tra bene e male, sembra abbia avuto influenza la predominanza nell’utilizzo di una parte del corpo.
Non più assoluti ideologici, dunque, prese di posizione esistenziali, ma valutazioni orientate dall’uso della destra o della sinistra. E, come tali, modificabili. Uno degli autori della ricerca, Daniel Casasanto, afferma che “La gente può agire in modo più fluido con la mano dominante, e persino scegliere cose buone inconsciamente associate al loro lato fluente dello spazio“. Non solo; come prosegue Casasanto “Le persone di solito pensano che i loro giudizi sono razionali e i loro concetti sono stabili. Ma se indossano un guanto per alcuni minuti, si possono invertire i giudizi abituali della gente su ciò che è ritenuto bene o male. Forse la mente è più malleabile di quanto pensassimo“. I ricercatori, infatti, hanno fatto indossare ai volontari un guanto da sci per produrre un cambiamento dell’arto utilizzato con prevalenza e ciò che ha suscitato stupore è stato constatare che anche i giudizi, i pensieri e le valutazioni, l’intero modo di pensare delle persone cambiavano radicalmente.
È dunque sufficiente modificare il lato del corpo con cui maggiormente ci rapportiamo al mondo per variare anche il nostro punto di vista, i nostri schemi mentali, le nostre convinzioni? Anche ciò che è più radicato in noi è così relativo?
Non resta che provare ad indossare un guanto… e vedere cosa accade.
Francesca Di Giorgio