Anche se le passerelle propongono donne dal fisico sempre più androgino, con un decolleté inesistente su cui adagiare senza paura ampie scollature, il sogno delle donne resta sempre, al contrario, un bel seno con cui dare soddisfazione ai vestiti, alle magliette e alle camicette che giacciono frustrate nell’armadio.
E diciamolo, è anche il sogno dei maschietti.
È per questo, ma sicuramente anche per molti altri motivi meno frivoli (autostima, idea di fertilità, etc.), che sempre più donne ormai si sottopongono all’aumento chirurgico del seno. Perché a una terza non si direbbe mai di no, non è né troppo né poco. Secondo l’American Society of Plastic Surgeons, la richiesta di questo tipo di intervento è cresciuta, negli Usa, del 39% negli ultimi 10 anni. In Italia, invece, la mastoplastica additiva rappresenta il 16% del totale degli interventi di chirurgia estetica (dato del 2009).
Se non c’è nulla di male, come abbiamo detto, nel desiderare un seno più prosperoso, è altrettanto vero che si tratta sempre di un’operazione chirurgica, con i suoi rischi e le sue conseguenze. Ecco perché bisogna affrontarla con la dovuta attenzione, affidandosi agli esperti giusti e non trascurando i tanti accorgimenti del caso. Così si possono limitare di molto, infatti, le eventuali complicanze future, che non sono poche (interventi correttivi in primis).
A questo proposito, la dottoressa Patrizia Gilardino, del Sicpre (Società italiana di chirurgia plastica ed estetica), sottolinea l’importanza della scelta della protesi adatta alla paziente:
“è un passaggio molto importante – afferma – perché garantisce un risultato migliore e più conforme alle aspettative della paziente e può anche ridurre l’incidenza di contrattura capsulare, una delle complicanze principali in questo tipo di intervento”.
Nel 10-15% dei casi succede, infatti, che l’organismo reagisca in maniera anomala all’inserimento delle protesi. Anziché formare un “guscio” di tessuto fibroso, sottile ed elastico, che isola l’impianto, capita, infatti, che la “capsula” diventi più rigida, rendendo visibili sotto pelle i bordi delle protesi. Un effetto decisamente antiestetico, cui segue, obbligatoriamente, un nuovo intervento di revisione.
Ma allora come fare per scegliere la protesi giusta? Ecco qualche consiglio per quelle che, tra voi lettrici, stiano pensando di sottoporsi alla mastoplastica additiva.
- Le protesi devono essere di qualità garantita, in poliuretano o con superficie testurizzata. Preferitele sempre a quelle lisce.
- Devono essere posizionate in sede sottomuscolare, specie per chi parte da una prima o da una seconda scarsa. Altrimenti, in poco tempo, si potrebbero vedere i bordi della protesi e delle brutte increspature al centro del seno.
- Le protesi scelte devono essere proporzionate al torace e alla capacità contenitiva delle mammelle. Perciò dimenticate il modello Pamela Anderson. Il rischio non è solamente un aspetto innaturale, ma anche che la ghiandola mammaria possa essere praticamente annullata dalla pressione esercitata dalla protesi.
- Affidatevi a una struttura autorizzata e non sottovalutate il decorso post operatorio. In particolare, dopo l’intervento, indossate il reggiseno contenitivo per un mese, evitate gli sforzi e l’attività fisica per almeno 30 giorni.