In Italia sono circa 10 milioni le famiglie che convivono con un animale domestico, cani e gatti per la maggior parte dei casi ma anche pesci, tartarughe, uccelli, conigli, criceti e rettili.
E nonostante la crisi imperante sembra che gli italiani non rinuncino agli animali da compagnia. Da una recente indagine dell’ANMVI, Associazione Nazionale dei Medici Veterinari, è stato evidenziato un fenomeno in sorprendente espansione: per gli amici a quattro zampe non si bada a spese.
“A dispetto della crisi economica – dice Antonio Manfredi, direttore Anmvi – il settore veterinario negli ultimi quattro anni è cresciuto del 2,2%. Basti pensare che il comparto degli alimenti per cani e gatti nel 2010 ha fatto registrare in Italia un giro d’affari di oltre 1.536 milioni di euro (672,2 milioni per il cane e 818,3 per il gatto), per un volume totale di oltre 503mila tonnellate (+0,7%) vendute“.
A confortare questi dati si aggiungono quelli raccolti dall’Eurispes che evidenziano che quattro famiglie italiane su dieci convivono con un’animale domestico. Circa la metà di queste famiglie (48,4%) possiede un cane, mentre in un terzo dei casi analizzati (33,4%) il “convivente” è un gatto. I pesci o le tartarughe sono indicati nel 4,9% e nel 4,7% dei casi, mentre uccelli (4,1%), conigli (2,1%), criceti (1,6%) e rettili (0,8%) sono presenti in minor quantità.
Grazie all’indagine è possibile inoltre tracciare un profilo del proprietario tipo: in prevalenza donna, con un’età compresa tra i 45 e i 55 anni e condivide la sua casa con Fido o Micio. Il suo nucleo familiare è composto mediamente da due persone, ha un lavoro fisso e non bada a spese per la cura e il mantenimento del suo amico a 4zampe. Instaura un rapporto di profonda fiducia con il veterinario.
La figura femminile è anche quella di riferimento per l’animale di casa: gestisce le uscite, il cibo e i controlli dal veterinario.
In Italia le strutture veterinarie presenti sul territorio sono circa 6.700 (tra studi, ambulatori e cliniche), mentre le facoltà di Veterinaria sono 14 che contano ogni anno circa 800 laureati.
Un tema molto trattato dai medici è quello riguardante l’IVA sugli alimenti e su molti prodotti per la cura degli animali domestici che oggi è pari al 20%.
“La defiscalizzazione al 10%, auspicata da anni per premiare i proprietari virtuosi, non è mai decollata – dice Manfredi – così come i Leavet, i livelli essenziali di assistenza. Eppure gran parte delle strutture veterinarie sarebbero disposte a contribuire attraverso convenzioni con le Asl o le Regioni per assicurare alle fasce più deboli dei proprietari la medicina di base: vaccinazioni, microchip, sterilizzazioni“.
Dalla ricerca emerge un ennesimo dato importante: è tramontata l’era della pappa fatta in casa per Fido e Micio. Il numero degli italiani che utilizza cibi in scatola è in costante aumento (43,2% rispetto al 35% del 2007) in tutto il paese tanto che nell’ultimo anno la spesa relativa al Pet Food si è attestata a 1,5 miliardi di euro.
“Il cibo pronto ha cambiato due volte la relazione animale-proprietario – spiega ancora Antonio Manfredi – da un lato ha semplificato la gestione del pet, specie per quei proprietari che lavorano; dall’altra ha migliorato e allungato la vita dell’animale. Le diete a base di cibo secco e umido sono specifiche per patologie importanti quali il diabete, l’obesità e l’insufficienza renale di cani e gatti“.
Per quanto riguarda invece la salute dei nostri amici pelosi sono in crescita alcune buone abitudini come quella di consultare regolarmente il medico veterinario, in particolare per i cani: più di due volte l’anno per il 38,6% e due volte per 22%.
Nel veterinario spesso le persone cercano una guida, una figura di riferimento cui affidare ogni domanda inerente la cura e il corretto mantenimento del proprio animale. E quasi tutti i proprietari sembrano attenersi scrupolosamente ai consigli del proprio veterinario di fiducia.
L’indagine condotta dall’ANMVI evidenzia inoltre una notevole crescita di sensibilità tra i proprietari di animali domestici: il 74% ha accolto nella propria casa un’animale abbandonato trovato per strada, il 26,3% si è rivolto alle strutture specializzate come canili e rifugi. Ovviamente da questo dato si evince che fortunatamente è in diminuzione il prelievo di animali dagli allevamenti.
Ci auguriamo che questi dati siano destinati ad un’ulteriore crescita e che sempre più persone si responsabilizzino sulla corretta gestione di un animale domestico.
E non dimenticate che un animale è per sempre.
Lorenzo De Ritis