Forse non possono ancora parlare, ma le loro menti sono in grado di fare ragionamenti sorprendentemente sofisticati, persino di intuire come si potrebbero svolgere gli eventi.
A suggerirlo è il nuovo studio “3-6-12” pubblicato su Science da Josh Tenenbaum, ricercatore del Massachusetts Institute of Technology. Lo scopo della ricerca è stato cercare di capire che cosa “sanno” del mondo fisico e sociale attorno a loro i bambini di tre, sei e dodici mesi che sono stati studiati.
Con un team internazionale di ricercatori, Tenenbaum ha sviluppato un modello computazionale per neonati, chiamato “modello dell’osservatore ideale”, che a partire da principi astratti sulle caratteristiche degli oggetti sensibili “prevede” come quegli oggetti si dovrebbero comportare in determinate situazioni.
Se i neonati possiedono i principi astratti su cui si basa il modello, esso dovrebbe essere in grado di prevedere quanto a lungo il neonato guarderà una determinata situazione e quindi quanto è insolita per lui. Di conseguenza, dovrebbe essere capace di indicare quale “conoscenza del mondo” abbiano i bebé.
I bambini hanno partecipato ad una serie di esperimenti per analizzare le loro capacità di ragionamento. Ad esempio, venivano loro mostrati quattro oggetti – tre blu, uno rosso – che rimbalzavano in un contenitore. Il contenitore veniva poi coperto per pochissimi istanti, durante i quali uno degli oggetti usciva di scena attraverso un’apertura. Il contenitore veniva poi “oscurato”: se ad uscire era l’oggetto rosso i partecipanti restavano stupiti, perché percepivano la minor probabilità dell’evento a cui avevano appena assistito; se invece il contenitore era coperto per due secondi, la distanza dell’oggetto uscente dall’apertura non li sorprendeva.
Il modello di calcolo prevedeva esattamente per quanto tempo i bambini avessero guardato il contenitore. Questo significa che i neonati ragionano come un computer, basandosi sui principi della fisica e del calcolo delle probabilità.
“Il pensiero dei bambini piccoli è puro ragionamento analitico: calcolano la probabilità di un evento sapendo in maniera innata che un oggetto non può teletrasportarsi da un luogo all’altro o apparire o sparire nel nulla. L’intelligenza umana del resto è la capacità dell’individuo che si trova in una situazione nuova di utilizzare i suoi principi astratti e le conoscenze empiriche per governare ciò che accade e orientarcisi” ha detto Tenenbaum.
Gli sforzi dei ricercatori per analizzare la capacità di prevedere come gli altri si comporteranno potrebbero essere importanti per comprendere che cosa succede quando qualcosa non va, come nel caso dell’autismo. “Siamo agli inizi – afferma Tenenbaum – ma stiamo gettando le basi per farlo”.
E ora che siamo riusciti ad entrare nei meandri della mente dei nostri piccoli, sarà il caso di chiederci come aiutarli a sviluppare questa super intelligenza innata, ad esempio grazie all’allattamento naturale e prolungato, ad una dieta sana ed equilibrata o al privarci della liquirizia durante la gravidanza, (strano, ma vero!).
Roberta Ragni