Dopo pochi giorni dalla Settimana nazionale della sclerosi multipla, dal mondo scientifico arriva una bella notizia. La cura per la sclerosi multipla potrebbe essere più vicina da quando un team di ricerca italiano ha scoperto come riparare la degenerazione della mielina, la guaina che avvolge le fibre nervose e che nei malati si consuma, impedendo la comunicazione tra i neuroni.
Della mielina si erano già occupati dei ricercatori di Cambridge e Edimburgo, tentando di trovare il modo di ripararla con cellule staminali. Il team italiano ha ora identificato una molecola, la TACE (Tumor necrosis factor Alpha-Converting Enzyme) che agisce sulla Neuregulina 1 di tipo III, un fattore di crescita della guaina mielinica che determina la quantità di mielina che viene formata attorno ai nervi, comportandosi come una sorta di “interruttore generale della mielinizzazione“.
La scoperta, pubblicata sul Nature Neuroscience, si deve al gruppo di Carla Taveggia, direttrice del laboratorio sulla mielina dell’Istituto di Neurologia Sperimentale all’ospedale milanese San Raffaele, che ha collaborato con la New York University e l’Hospital for Special Surgery di New York.
La mielina è nota anche come ‘sostanza bianca’ del sistema nervoso necessaria per una rapida conduzione dell’impulso nervoso (100 volte più veloce dei nervi non mielinizzati). La formazione della guaina mielinica è strettamente controllata e la sua assenza o la sua degenerazione può avere un impatto rilevante sulla qualità di vita dei pazienti e, nei casi più severi, accorciarne anche l’aspettativa di vita.
Nei pazienti affetti da sclerosi multipla, si verifica un bombardamento da parte delle difese immunitarie contro la guaina di mielina che riveste le fibre nervose. Questa, spezzandosi in diversi punti, causa interruzioni nel flusso di informazioni da e verso il cervello, provocando così difficoltà motorie, sensoriali e psico-cognitive.
Questa scoperta segna un importante passo in avanti non solo per coloro che sono affetti da sclerosi multipla, 400 mila in Europa di cui 61 mila in Italia, ma anche per chi soffre di altre malattie della mielina, come le neuropatie periferiche ereditarie o alcune forme di leucodistrofia del sistema nervoso centrale.
“Ciò che abbiamo scoperto – spiega Carla Taveggia – è il primo meccanismo che blocca la formazione della guaina mielinica. I farmaci attualmente in uso per curare la sclerosi multipla e le altre malattie demielinizzanti, non sono in grado di bloccare la malattia, ma nel migliore dei casi solo di rallentarla. Riuscire perciò a capire come funziona l’interruttore generale della mielinizzazione è essenziale per sviluppare un processo che favorisca la formazione della mielina attorno a nervi che l’hanno persa”.