È arrivata l’estate e da qualche settimana i banchi del mercato ortofrutticolo si sono trasformati e hanno assunto una bellissima varietà di colori. Il rosso e l’arancio predominano nella frutta di stagione, ma c’è anche il giallo, il verde…
È iniziata la stagione in cui melone, albicocche, pesche, ciliegie, peperoni, pomodori, zucchine e melanzane (solo per dirne qualcuna) sono al centro delle nostre diete ed è proprio questo il periodo dell’anno in cui vanno consumati con regolarità anche per apprezzarne il sapore genuino che differisce molto dagli stessi prodotti coltivati in serra fuori stagione.
Vincenzo Fogliano, docente di Chimica degli alimenti all’Università Federico II di Napoli, ci ha esposto le differenze esistenti tra la frutta di stagione e quella coltivata in serra.
“Non ci sono dubbi che siano migliori i prodotti di stagione almeno dal punto di vista sensoriale, perché un frutto che matura sulla pianta continua a incamerare zuccheri mentre, se lo si stacca, continua a maturare ma senza apporto di nutrienti, che danno invece sapidità. Diverso il discorso per le differenze nutrizionali su prodotti di stagione e in serra: ci sono pochi lavori che confermino una superiorità dei primi, con risultati discordanti e diversi per tipologia di vegetali. Ci sono molte più differenze, piuttosto, tra le diverse varietà di una stesso prodotto: un pomodoro di Pachino, per esempio, produce quantità maggiori di antiossidanti anche se coltivato in serra rispetto ad un pomodoro di Sorrento, più grosso e carnoso. La componente antiossidante è infatti concentrata sulla buccia e dunque più un prodotto ha piccole dimensioni più ne ha rispetto alla polpa”.
Ma i prodotti di stagione hanno anche un forte legame con il prezzo, secondo Fogliano.
“Quando il prezzo scende si tende ad approvvigionarsi localmente per evitare i costi dei trasporti. Detto questo, in un paese in cui si continua a restare lontanissimi dalle cinque porzioni giornaliere consigliate di frutta e verdura, dico che è meglio mangiarle, anche se sono di serra o arrivano dal Cile, piuttosto che non mangiarne affatto”.
L’esaltazione della filiera corta e quindi della voglia di consumare prodotti del proprio territorio ha portato anche a delle trasformazioni nell’ambito dei grandi colossi della produzione e distribuzione: per esempio la Coop Italia ha commercializzato una linea di prodotti locali denominati “i freschissimi”. Vanes Cantieri, responsabile del settore ortofrutta di Coop Italia, ha spiegato questo progetto
“Abbiamo cominciato la scorsa estate, con i prodotti tipici di alcuni territori nel loro giusto periodo come pesche e nettarine in Romagna, le ciliegie di Vignola, le pesche di Volpedo, quest’anno anche i meloni in Umbria e le pesche in Val di Chiana. La risposta è stata molto positiva, soprattutto dai parte dei nostri soci. Tanto che abbiamo tentato l’esperimento della confezione con l’etichetta “appena colto”: un prodotto raccolto maturo al mattino, che alle 12 è in consegna e va venduto entro due giorni. Nel caso delle pesche, una confezione di 4 bei frutti di calibro grande. Certo, non ci sono grandi numeri, parliamo di circa duemila quintali, che per noi sono una percentuale molto bassa, ma è un buon inizio e contiamo di proporre questa filosofia alle cooperative di altre Regioni. E già da quest’anno, cominciamo tra pochi giorni con pesche e nettarine raddoppiando i punti vendita dello scorso anno. Con vantaggi per i consumatori e anche per i produttori”.
La frutta di stagione diventa un vero alleato per la salute del consumatore e quindi proprio in questo periodo dobbiamo consumarne tanta per fare scorta delle proprietà benefiche di cui sono portatori.