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Quando le patatine fritte sono una vera e propria droga

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Nonostante sia oramai noto che il “cibo spazzatura” (dall’inglese junk food) sia fortemente nocivo per la salute con rischio di obesità, diabete e cancro, non se ne riesce sempre a fare a meno.

Che sia per abitudine o per caso, tutti sono caduti nella trappola tesa da aranciate, cole, gassose, merendine, biscotti, grissini, salatini, patatine fritte e paninacci di fast-food, alimenti e bevande che apportano grandi quantità di calorie e grassi in assenza di nutrienti di rilievo. E quasi sempre senza riuscire a limitarsi.

Ma vi siete mai chiesti perché?

Questione di gola, di gusto, di piacere, direte voi. Le cose, invece, non stanno così, almeno secondo quanto sostenuto da una ricerca pubblicata sulla rivista Proceedings of the National Academy of Sciences dai ricercatori italiani Daniele Piomelli e Nicholas Di Patrizio della University of California.

I cibi grassi innescano un meccanismo biologico che produce a sua volta quell’irresistibile desiderio di mangiarne ancora, come una vera e propria droga. Sarebbe la produzione degli endocannabinoidi a provocare i sintomi propri delle dipendenze.

Partirebbe tutto dalla lingua che, comunicando direttamente col cervello, attiverebbe un sistema di trasmissione verso lo stomaco. La conseguenza è il rilascio di sostanze che regolano il meccanismo fame/sazietà, avviando la richiesta da parte delle cellule di altro cibo grasso, senza riuscire a dire basta.

Ancora una dimostrazione, quindi, che la fame è tutta una questione di cervello e di chimica, che può essere arginata con dei piccoli accorgimenti. Una ragione in più per scegliere un’alimentazione sana ed equilibrata e per prestare attenzione alle etichette.

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Dopo una laurea e un master in traduzione, diventa giornalista ambientale. Ha vinto il premio giornalistico “Lidia Giordani”, autrice di “Mettici lo zampino. Tanti progetti fai da te per rendere felici i tuoi amici a 4 zampe” edito per Gribaudo - Feltrinelli Editore nel 2015.