Ricco di potassio e omega 3, in realtà il pesce non dovrebbe mai mancare sulle nostre tavole. Ma non tutti i pesci sono uguali… E, anzi, sono i metodi di cottura che fanno del pesce un alimento salutare o meno. Nella dieta Dukan, per esempio, è tra i principali alimenti consentiti.
In poche parole, mangiare una bella frittura di paranza non vuol dire esattamente assumere tutti i valori nutrizionali tipici del pesce, almeno stando a una ricerca condotta da Donald Lloyd-Jones, ricercatore del Dipartimento di medicina preventiva all’Università di Chicago, secondo cui in questo modo si mettono a repentaglio cuore e vasi sanguigni.
Lo studio ha coinvolto per quasi 20 anni oltre 84 mila donne in menopausa, tra quali si sono verificati circa 1800 casi di infarto.
Dal confronto dei dati delle vittime di infarto con quelli delle donne senza problemi di cuore è emerso che chi consumava pesce fritto una volta alla settimana vedeva crescere del 48% la probabilità di un infarto, era in media più grassa e seguiva un’alimentazione non proprio sana.
Il pesce fritto, in pratica, non solo perde le sue qualità nutritive ma acquisisce sostanze dannose prodotte durante il processo di cottura.
Discorso diverso, invece, per il pesce cotto al forno o alla griglia, che, come spiega Lloyd-Jones,
“previene le malattie cardiovascolari ed è un’ottima fonte di proteine magre”.
Insomma, non solo cotto il metodo giusto, ma anche il tipo di pesce ha il suo ruolo.
Dichiarano gli studiosi:
“in termini di salute cardiovascolare non tutti i pesci sembrano essere ugualmente protettivi. I più efficaci sono risultati il salmone, lo sgombro e il pesce azzurro in genere; il grado di protezione cardiovascolare è inferiore, invece, consumando tonno o pesci “bianchi” come merluzzo, dentice o sogliola”.
Insomma, cari amici, approfittate della bella stagione per fare scorta di buon pesce. Rigorosamente non fritto!