Si chiama “Maggie goes on diet”, ovvero “Maggie si mette a dieta”, il controverso libro per bambini che, ancor prima di uscire in libreria, si è ritrovato al centro di una vera e propria bufera mediatica negli USA e in Inghilterra. Racconta la storia di una ragazzina americana di 14 anni, Maggie, grassottella e insicura che, grazie ad una dieta, riesce a trovare felicità e stima in sé stessa e a diventare la star della squadra di calcio della scuola.
E il libro-scandalo, pubblicato da Barnes&Nobles, fa discutere già dalla sua copertina, che ritrae la giovane Maggie davanti allo specchio mentre finge di provarsi un abitino rosa di taglia evidentemente inferiore alla sua. Maggie sorride alla vista dell’immagine di sé riflessa sullo specchio in cui è molto più magra.
Scritto da un papà americano, Paul M. Kramer, e composto da 44 pagine scritte in versi, il volume nasce in realtà con uno scopo degno di lode, quello di combattere la crescente obesità tra i ragazzi americani. Ma secondo gli esperti e alcune associazioni di genitori la storia di Maggie sarebbe un vero e proprio “inno all’anoressia“, oltre a non rispecchiare “quello che succede nella vita reale dei ragazzi”, tuona Joanne Ikeda, nutrizionista dell’Università Berkeley della California, che spiega come “l”insoddisfazione per il proprio corpo è uno dei rischi maggiori di disordini alimentari che i ragazzi possono portarsi avanti fino all’età adulta”.
Alla Ikeda fa eco Susan Ringwood, della Charity Beat, un’associazione attiva sul fronte dei disturbi del comportamento alimentare: “Oggi già all’età di 6-7 anni i ragazzini credono che la loro taglia sia sufficiente a comunicare al mondo che tipo di persone sono, e sono convinti che grasso equivalga a impopolare”.
La storia di Maggie, insomma, non piace. E sui forum online rimbalzano a centinaia le dure critiche di genitori ed esperti, che parlano di un’opera “irresponsabile” e “abominevole”.
Colpevole di diffondere messaggi sbagliati e incoraggiare i disturbi del comportamento alimentare, “Maggie goes on diet” forse non è proprio il modo migliore per rispondere all’epidemia del sovrappeso. Un problema che necessita di soluzioni reali e soppesate e per il quale anche la first lady Michelle Obama è scesa in campo, tentando di promuovere fra i giovani sport e corretta alimentazione, anche attraverso la rivisitazione della “classica” piramide alimentare.
Roberta Ragni