L’Istituto nazionale per la salute e l’eccellenza clinica inglese (Nice), ovvero l’equivalente del nostro Consiglio superiore di Sanità, ha deciso di promuovere la ricerca sulla sindrome emodinamica nota come CCSVI, insufficienza venosa cronica cerebrospinale, che parrebbe sia collegata alla sclerosi multipla (SM), patologia cronica del sistema nervoso.
È stato lo stesso presidente del Nice, il professor Bruce Campbell, ha porre l’accetto sulla necessità di condurre ulteriori studi e approfondimenti sull’argomento, in particolare disponendo che siano avviate sperimentazioni che mirino a verificare l’efficacia del trattamento, che consiste in un’angioplastica venosa, come elemento terapeutico da inserire nelle procedure già previste per la sclerosi multipla, all’interno del Sistema Sanitario Nazionale.
La notizia è di notevole importanza se consideriamo che segue alla medesima decisione del governo canadese, mentre proprio in Italia, dove la scoperta è nata, il ministero di Sanità ha optato per un atteggiamento più cauto, attendendo ulteriori studi epidemiologici sul legame tra CCSVI e SM.
Molte associazioni italiane di pazienti sono già sul piede di guerra, rivendicando una risposta più coerente con quanto già emerso nel resto del mondo, con riferimento, in particolare, allo studio pilota pubblicato il 13 agosto scorso sulla prestigiosa rivista European Journal of Vascular and Endovascular Surgery, che ha visto la collaborazione tra l’Università di Ferrara e l’Università di Buffalo, che ha sancito ancora una volta la sicurezza del trattamento di angioplastica nei malati di SM, aggiungendo, inoltre, nuovi elementi a favore dell’ipotesi vascolare.
Dunque, si riaccende il dibattito in seno alla comunità scientifica e ci attendiamo ora nuovi sviluppi.