Una buona postura riduce la sensibilità al dolore e ha effetti vantaggiosi sul benessere psicologico. Vediamo come.
Ore e ore nella sala d’attesa dell’ortopedico, sessioni di ginnastica correttiva, plantari. La colonna vertebrale dritta Dio non me l’ha regalata e la mia scoliosi è ancora lì, compagna di una vita.
Pancia dentro, fuori quel petto, dritta con le spalle. Il monito dei genitori. Loro, i primi a stare tutti storti. Già, perché, diciamocela tutta, è proprio difficile vedere un essere umano star dritto con la schiena. E se vediamo una tizia camminare con un bastone immaginario lungo la schiena, diciamo “guarda come s’atteggia quella“.
Insomma, Herectus sì, ma fino a un certo punto. Le spalle prima o poi cedono. E anche il collo e un altro migliaio di piccole ossa che cominciano a scricchiolare.
Eppure, l’essere umano è arrivato a capire un altro paio di cosette in fatto di postura: più dritti si sta e più si è forti fisicamente e psicologicamente.
È l’esito di una ricerca della californiana Marshall University, pubblicata sul Journal of Experimental Social Psychology, che ha sottoposto alcuni volontari a 2 tipi di esperimenti: prima è stata misurata la loro soglia del dolore dei partecipanti cui era stato richiesto di stare in una postura “dominante”, con le spalle dritte; poi si è valutato quanto la postura incidesse sulla relazione che si instaurava con il proprio interlocutore.
Spiega l’autore della ricerca Scott Wiltermuth: “L‘interlocutore di una persona che mantiene una postura dominante può reagire “raddrizzandosi” a sua volta o assumere una posizione “remissiva”: in questo secondo caso abbiamo visto che la soglia del dolore si abbassa, aumentando la sensibilità del soggetto agli stimoli dolorosi“.
In più, gli studiosi hanno anche scoperto che quando si ha un dolore sarebbe meglio star su dritti invece di raggomitolarsi come si è portati a fare (una recente ricerca, d’altronde, ci aveva detto che incrociare le braccia fa sopportare di più). Dal punto di vista psicologico, infatti, cercare di allargare il torace donerebbe un senso di potere e controllo sul dolore stesso, grazie, probabilmente, a un maggior rilascio di testosterone.
“Vista l’interconnessione fra effetti fisici e psichici – conclude Wiltermuth –, una buona postura potrebbe anche aiutare a rendere più tollerabile un evento emotivamente stressante. Inoltre, queste informazioni possono essere utili a chi si prende cura dei malati, i cosiddetti caregiver: se tendono come ovviamente accade a rendere tutto più facile e meno stressante per il paziente, questo inevitabilmente è spinto ad assumere una posizione di “sottomissione” e ciò può influenzare in negativo la percezione del dolore. Meglio che sia il caregiver ad adottare posture più “raccolte” e a lasciare un po’ il controllo della situazione al malato che, trovandosi ad avere la sensazione di un maggior “potere”, potrà tollerare meglio il dolore“.
Germana Carillo