Un’iniezione di un virus “oncolotico”, programmato geneticamente per raggiungere e bloccare un tumore senza “infettare” i tessuti sani, potrebbe essere la cura contro il cancro del futuro.
All’Università di Ottawa (Canada) i ricercatori guidati da John Bell hanno testato, per la prima volta, l’efficacia dei virus geneticamente modificati che, iniettati per via endovenosa, sono in grado di raggiungere tumori diffusi in diversi organi.
Lo studio, pubblicato su Nature, ha coinvolto 23 pazienti con cancro in fase avanzata e resistente alle terapie tradizionali, che hanno ricevuto il virus JX-594, un derivato del vaccino contro il vaiolo, in dosi diverse. I ricercatori hanno così scoperto che nel 75% pazienti che aveva ricevuto le dosi più alte, la massa tumorale si era ridotta o stabilizzata. Nell’87% dei casi, poi, il virus si era replicato solo nel tumore e non nelle cellule sane. La terapia presentava anche pochi effetti collaterali, limitati a sintomi simili a quelli dell’influenza.
Ma perché il vaiolo? La ragione risiede nella capacità di questo microrganismo di moltiplicarsi in modo preferenziale nelle cellule cancerose. “È la prima volta nella storia medica – ha commentato John Bell dell’Ottawa Hospital Research Institute – che i virus, somministrati per endovena, si replicano in maniera consistente e selettiva nei tessuti neoplastici. Non solo, ma i tumori, infettati dai virus, esprimono anche geni estranei, veicolati da questi ultimi, che possono rappresentare un bersaglio di nuove terapie“.
“I virus ‘oncolitici’ sono unici – ha concluso Bell – perché possono aggredire il tumore in molti modi, hanno pochi effetti collaterali, a confronto con altri trattamenti, e possono essere ‘personalizzati’ e adattati a diversi tipi di cancro“.
Roberta Ragni