Secondo gli esperti della Società italiana di diabetologia (Sid), riuniti al 47° Congresso Europeo Easd a Lisbona, il limite massimo del consumo di zucchero è di 8 cucchiaini al giorno (circa 50 grammi per gli uomini, e 40 per le donne).
Valicare questa soglia potrebbe mettere a rischio la salute, con un vero e proprio effetto bomba. Non solo carie e obesità, ma anche alterazioni dei trigliceridi nel sangue, dell’insulino resistenza e rischio di eventi cardiovascolari e mortalità. Secondo una ricerca dell’Università di Princeton, poi, le scorpacciate di zucchero hanno sul cervello gli stessi effetti dati dall’abuso di stupefacenti…
La glicemia alta dopo i pasti, inoltre, è un pericolo per il cuore, come rivelano i risultati di uno studio di ricercatori Sid nel quale oltre 500 pazienti con diabete di tipo 2 sono stati seguiti per 14 anni.
L’iperglicemia dopo i pasti, sottolineano dall’Azienda Ospedaliero-Universitaria San Luigi Gonzaga di Orbassano (Torino),
“è un fattore altamente predittivo del rischio di eventi cardiovascolari e di mortalità, più importante della iperglicemia a digiuno”.
Gli esperti consigliano perciò di misurare la glicemia sia prima sia dopo i pasti, correggendo con la terapia l’eventuale iperglicemia postprandiale.
Ma per tenere sotto controllo la quantità consumata non basta contare i cucchiaini messi nel caffè o nel thè. Bisogna fare attenzione soprattutto ai cibi e alle bevande industriali, anche ai succhi di frutta. E rendersi conto della quantità di zucchero presente in questi alimenti è davvero difficile, soprattutto perché il sapore è nascosto da altri ingredienti.
Una merendina al latte, ad esempio, ne contiene 10 volte di più rispetto a un bicchiere di latte, a parità di peso. Lo yogurt magro, poi, non contiene grassi, ma per renderlo più appetibile si aggiunge l’equivalente di un cucchiaio da minestra di zucchero nel vasetto da 125 g. Contengono zucchero anche merendine, cerali per la prima colazione, caramelle, gomme da masticare, ketchup, pane bianco, ecc.
Il pericolo più grande, però, giunge dal settore dei soft drink, che fanno sballare facilmente i conti sul fabbisogno giornaliero. Una lattina del consueto formato da 330 ml contiene mediamente dai 27 ai 33 grammi di zucchero. Uno studio francese su 190 bevande ha evidenziato notevoli disparità tra le varie marche. Alcune bibite a base di succo di arancia contengono 125 g/l di zuccheri semplici, altre la metà. Per il tè si va da 41 a 89 g/litro ovvero da 7 a 15 cucchiaini. Per le bevande a base di cola da 92 a 113 g/l.
Purtroppo i primi errori cominciano nell’ infanzia, quando le mamme abituano i bambini a consumare cibi o bevande troppo zuccherati.
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Così i giovani sono distolti dalla giusta percezione dei sapori e non bisogna meravigliarsi se preferiscono i dolci industriali ai cibi naturalmente zuccherati, perché si innalza la soglia di percezione e i livelli naturali vengono percepiti come poco dolci.
Allora che fare per arginare l’eccesso di zuccheri nella nostra alimentazione? Prima di tutto bisogna imparare a leggere le etichette. Nell’elenco degli ingredienti, oltre alla dicitura «zucchero», si può leggere sciroppo di glucosio, sciroppo di fruttosio, destrosio, zucchero invertito, destrine, maltosio, miele, succo di frutta, purea di frutta. Si tratta di sostanze diverse, ma tutte a base di zuccheri a veloce assorbimento.
Ovviamente, poi, sarebbe ideale preferire alimenti che contengano naturalmente gli zuccheri. Insomma, meglio la frutta delle caramelle. Ma forse lo sapevate già…
Insomma, non si tratta di una lotta senza quartiere allo zucchero, che non va demonizzato anche perché ha molte proprietà benefiche, come far funzionare meglio gli antibiotici, combattere lo stress o aiutare la memoria, ma di evitarne una “overdose” , questo sì!