Perché gli uomini non parlano di se stessi e dei loro problemi? Ma perché è una perdita di tempo!
Se quest’affermazione per una donna è una pugnalata al cuore, per il sesso forte non c’è nulla di male a tenersi tutto dentro semplicemente perché, per loro, aprirsi e stare ore e ore a parlare delle loro difficoltà non serve proprio a niente.
Uno studio dell’Università del Missouri, pubblicato su Child Development, ha analizzato le differenze tra uomini e donne in fatto di confidenze: non ci sono dubbi, gli uomini, per una questione di pratico pragmatismo, non vogliono sprecare tempo sfogandosi.
Lo studio ha preso in esame circa 2000 individui, tra adolescenti e bambini, e ha avuto riscontri importanti in termini educativi – i risultati infatti potranno essere sfruttati per interventi in fase evolutiva per cercare di cambiare il modo di gestire i sentimenti dei due sessi.
La chiusura emotiva tipica dei maschi inizia fin da piccoli e, a dirla tutta, ancora prima, perché una caratteristica genetica: nelle donne infatti “prevale il cervello emotivo, ovvero l’emisfero destro e il lobo limbico e ciò determina una differenza precisa nell’elaborazione e anche nell’espressione delle emozioni“, spiega Luigi Janiri, professore associato di psichiatria presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma – mentre nell’uomo è l’emisfero sinistro ad avere la meglio, cioè quello logico e razionale. Per questo si ha una diversa rielaborazione delle emozioni e una conseguente diversità nell’esprimerle.
È allora inutile che noi donne ce la si prenda se il nostro partner è un orso e non ci parla delle sue cose? Un po’ sì perché è davvero scritto nel suo DNA!
Se tra amiche ci si sente meglio dopo una bella chiacchierata e anche le cose peggiori si illuminano di luce nuova dopo uno sfogo o un consiglio – perché il nostro cervello ha bisogno di rielaborare le informazioni e le cose fatte per poter sentirsi a posto – per gli uomini invece vale proprio il contrario. Lo studio ha infatti proprio portato a galla che la sensazione di disagio che un problema crea, non diminuisce minimamente nell’individuo di sesso maschile dopo averne parlato – alle cavie è stato infatti chiesto esplicitamente di farlo, ma solo le ragazze ne hanno tratto beneficio.
La dottoressa Amanda Rosa, esperta in materia, spiega che “la necessità – clinica – che i maschi imparassero ad esprimere sensazioni e stati d’animo, superando l’imbarazzo e il timore di apparire deboli” è allora forse acqua passata, almeno se portata agli eccessi.
Anzi proprio il continuare a rimuginare su qualcosa che non va e spaccare il capello in quattro per cercare di capire al causa di un problema, non fa che accrescere l’ansia e il problema stesso.
A volte allora la propensione dell’uomo a non parlare di una difficoltà, anche all’interno di una coppia, può servire davvero a non ingigantirla. Ma è anche altrettanto vero che, altre volte, la noncuranza esagerata può sfociare nel menefreghismo. E lì allora sì che sono problemi! Ma è anche vero che la donna che cerca a tutti i costi il dialogo perché convinta, così facendo, di poter trovare la causa intrinseca del problema e di poterlo risolvere, può essere esasperante ed esageratamente cavillosa.
Se allora rimane sempre vero che gli uomini vengono da Marte e le donne da Venere, non è però impossibile il dialogo. Anzi. Il fatto di capire le differenze non solo di carattere ma anche fisiologiche, può aiutare a comprendersi meglio a vicenda e a venirsi incontro senza pretendere che il partner sia come noi quando, semplicemente, non lo è per natura.
Certo, le differenze non sono così nette e universali e talvolta alcuni uomini sono decisamente più comunicativi di certe donne introverse. Senza arrivare all’inversione dei sessi, è possibile comunque intervenire, come suddetto, in età evolutiva per cercare di rendere i rapporti adulti più facili e per evitare che tendenze originarie sfocino in comportamenti eccessivamente chiusi da una parte o emotivi dall’altra: incoraggiare quindi i bambini a condividere le proprie paure, per poterli meglio confortare e capire, e rendere le bambine capaci di cavarsela da sole senza dover sempre parlare delle proprie turbe per riuscire a superarle in autonomia, può rendere la coppia più forte, i ragazzi più disponibili e le donne meno soffocanti.
“Solo agendo precocemente si può tentare di correggere l’atavica suddivisione dei ruoli maschili e femminili. Per esempio, a partire dai giochi. Dovremmo lasciare i bambini liberi di fare le loro scelte ed esplorazioni. Se un maschietto vuole giocare con le bambole o una femminuccia con la pistola, i genitori non devono intervenire per inculcare loro l’idea che questo non è un gioco adatto. È proprio così che si creano i presupposti per le differenze di genere“.
La differenza tra i sessi è una “differenza di genere che esiste prima di tutto a livello genetico e biologico” e si riflette in ogni ambito della vita: solo capendola a fondo e solo cercando di venir incontro alle diversità di uomini e donne si può sperare che marziani e venusiani riescano a comunicare davvero!
Valentina Nizardo