Più di 2 milioni di persone muoiono per l’inalazione di particelle fini che inquinano l’aria. Secondo i dati dell’Oms, ciò accade per lo più nelle città dove il numero di decessi prematuri da attribuire allo smog si aggira intorno ai 1,34 milioni.
Tragedie annunciate: più di un milione di questi decessi, infatti, potrebbero essere evitati se venissero rispettate le linee guida dell’Oms. Si tratta di una soglia pari a 20 microgrammi per metro cubo, ma in alcune città la concentrazione raggiunge anche circa 300 microgrammi.
La Mongolia, per esempio, registra una concentrazione media annuale di 279, come il Botswana (216) e il Pakistan (198). In Italia è di 37, in Grecia 44, in Francia 27 e negli Stati Uniti di 18.
PERCHÉ SI MUORE?
L’aria inquinata che respiriamo è non solo dannosa per l’apparato respiratorio, per il cervello, ma è anche fonte di rischio per il cuore.
L’allarme è stato lanciato da uno studio condotto alla London School of Hygiene and Tropical Medicine, da un’equipe di ricercatori guidati dall’epidemiologo Krishnan Bhaskaran. La ricerca è stata pubblicata sul British Medical Journal. Secondo lo studio, respirare aria inquinata fa aumentare il rischio di subire un infarto entro le sei ore successive all’esposizione alle sostanze tossiche.
I ricercatori hanno preso in esame 79.288 casi di attacco di cuore verificatisi tra il 2003 e il 2006 a Londra; i dati sulle tempistiche degli infarti che hanno colpito tali soggetti – con una suddivisione in intervalli di tempo di 1-6, 7-12, 13-18, 19-24, 25-72 ore dall’esposizione – sono stati comparati con quelli sull’inquinamento atmosferico – in modo particolare sulla presenza di particelle PM10, di biossido di azoto, ozono, biossido di zolfo, e monossido di carbonio – contenuti nel National Air Quality Archive.
Gli studiosi hanno concluso che l’esposizione alle sostanze tossiche anticipa nel tempo l’insorgere di un infarto che si sarebbe in ogni caso verificato. Non solo: la ricerca ha anche evidenziato che il rischio di infarto aumenta di un ulteriore 5% nelle successive sei ore se l’esposizione agli agenti inquinanti passa da “bassa” a “moderata”. Dopo questo primo intervallo di tempo il pericolo di attacchi di cuore tende a ridursi.
Dati allarmanti, senza dubbio: che ne dite, tanto per cominciare, di provare a fare la nostra parte nel cercare di ridurre l’inquinamento, orientandoci in maniera più convinta verso i mezzi pubblici per lasciare a casa le auto private?