Bruce Beutler, americano, Jules Hoffmann, originario del Lussemburgo e Ralph Steinman, nato in Canada: sono loro i vincitori del premio Nobel per la medicina assegnato dal Comitato del Karolinska Institute di Stoccolma, che ancora una volta batte la strada dell’immunologia.
Sì, perché il merito degli scienziati premiati è proprio quello di aver rivoluzionato la comprensione del sistema immunitario scoprendo i principi chiave della sua attivazione. Grazie alle loro rispettive scoperte si è potuti arrivare a formulare nuove strategie diagnostico-terapeutiche, e parliamo soprattutto di vaccini preventivi, come quello contro il papilloma virus (Hpv), o terapeutici, come quello contro il tumore della prostata approvato recentemente dalla Fda statunitense.
Nel dettaglio, il premio è stato assegnato a Steinman per la scoperta delle cellule dendritiche (dal greco devndron, dendron, albero) essendo stato il primo a descrivere, nei lontani anni ’70, questo particolare tipo di cellule, caratterizzate da lunghe propaggini “sentinella” con cui campionano organi e tessuti alla ricerca di eventuali intrusi come virus e batteri. Le cellule dendritiche percepiscono la presenza di microbi grazie a particolari recettori (pattern recognition receptors), i più importanti dei quali sono i Toll-Like receptors (TLR), letteralmente “ricettori simili a Toll”.
Ed è proprio Hoffman che nel 1966 ha scoperto, analizzando la Drosophila, il comune moscerino della frutta, l’importanza in questo processo del gene chiamato “Toll”, che in tedesco significa “meraviglioso”, mentre Beutler ha compiuto il passaggio trasferendo la scoperta sui mammiferi.
Ma all’interno dell’assegnazione di questi nobel è nato un vero e proprio giallo relativo al premio di Steinman, che per qualche ora ha creato serio imbarazzo nel Comitato Scientifico. Steinmann, infatti, era deceduto pochi giorni prima della decisione del Comitato, ma la notizia non era stata divulgata per tempo dai familiari.
Così è accaduto, per la prima volta in 110 anni di storia del premio Nobel, che il riconoscimento fosse assegnato a una persona che non c’è più. Ma il regolamento parla chiaro: non è ammessa l’assegnazione postuma. Dopo l’indecisione iniziale, Goran Hansson, il segretario del comitato per il Nobel, ha fatto sapere che il Nobel restava confermato in quanto la giuria non era a conoscenza del decesso.
“Non ne sapevamo nulla – ha spiegato Hansson – l’unica cosa che possiamo esprimere è un profondo dispiacere che Steinman non possa più gioire del riconoscimento. Non nomineremo altri vincitori, la nostra decisione resta quella annunciata“. Il Comitato ha così risolto il giallo che ha tenuto il mondo della scienza con il fiato sospeso.
Roberta Ragni