E se il matrimonio non è facile… non illudetevi, il divorzio può essere anche peggio! Il divorzio è, infatti, un momento complesso sia sul piano pratico che psicologico a cui si può reagire in diversi modi: c’è chi impazzisce di rabbia, chi si deprime, c’è chi si lascia immediatamente tutto alle spalle e chi per superare il dolore impiega qualche mese.
Provano a darci una chiave di lettura sulle dinamiche sella separazione gli psicologi David A. Sbarra, Hillary L. Smith e Matthias R. Mehl dell’Università dell’Arizona.
Gli studiosi hanno osservato i divorziati e le loro differenti capacità di reazione, concludendo che, di là dalla situazione specifica, tutto dipende dal livello di “self compassion” di ognuno. In altre parole, più si è indulgenti e generosi con se stessi, meglio si affronterà il dolore.
Lo studio, pubblicato su Psychological Science, dimostra che a distruggere, durante una separazione, non è la perdita del coniuge o la consapevolezza degli sforzi economici che si dovranno affrontare, ma l’incapacità di perdonarsi e lasciarsi scivolare addosso le cose. Abituate a preoccuparsi dell’altro e della famiglia, molte persone dimenticano come si fa a volersi bene, pretendono da sé la perfezione e si addossano, colpe che non hanno.
I più fortunati non sono gli egoisti, ma coloro che hanno a cuore loro stessi spiega Sbarra
“L’autocompassione può promuovere la resilienza, ovvero la capacità dell’uomo di affrontare e superare le avversità della vita, di superarle e di uscirne rinforzato e addirittura trasformato positivamente”.
La ricerca ha coinvolto 105 quarantenni, di cui 38 uomini e 67 donne, sposati da più di 13 anni e divorziati da tre o quattro mesi. A tutti è stato chiesto di parlare dell’ex coniuge per 30 secondi e poi per 4 minuti dei propri sentimenti riguardo alla separazione.
Misurando il livello di self-compassion con rilevatori audio che decifrano le implicazioni psicologiche dei costrutti delle frasi e intervistando nuovamente i volontari dopo tre e sei mesi, gli studiosi hanno rilevato che chi era capace di auto-compassione affrontava meglio il trauma del divorzio, mentre chi era abitualmente duro con sé stesso, soffriva di più.
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“Non è semplice chiedere a qualcuno di essere meno ansioso. Non si cambia personalità così facilmente ma è possibile modificare atteggiamento a poco a poco grazie all’esperienza. In questo, le donne sono molto più in gamba degli uomini”.
Secondo Fausto Manara, docente di Psicoterapia
“Le coppie oggi si sposano sapendo benissimo a cosa vanno incontro e quindi quando capiscono che la cosa non va sono pronti a chiudere”.
Secondo l’esperto, la capacità di reazione dipende dai motivi che hanno portato al divorzio, dall’averlo promosso o subìto ed aggiunge
“Poi dalla lealtà nella fase di separazione, o dai rancori che l’hanno accompagnata e, ancora, dalla capacità di progettarsi come individui indipendenti. Infine, dalle caratteristiche di personalità”.
Per quanto affrontato egregiamente, un divorzio suscita sempre, precisa Manara, sensazioni di perdita e di fallimento, anche quando sembra prevalere un sentimento di liberazione.
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E non è detto che le donne siano più forti degli uomini
“Le donne sanno affrontare le questioni pratiche della vita con maggiore indipendenza e questo le può facilitare. Ma gli uomini hanno maggiore facilità a trovare “premi di consolazione” per alleviare il dolore della perdita”.
Insomma, la fine di un rapporto è sempre difficile da vivere e solo riscoprire la propria forza interiore può aiutare a ritrovare il modo di superare il dolore.