Non si fa attendere la replica al Vicepresidente di Farmindustria Lucia Aleotti dell’Associazione dei produttori di farmaci equivalenti.
Sul punto riguardante l’obbligo per i medici di famiglia di indicare su una ricetta anche l’eventuale farmaco equivalente, in nota Federfarma aveva spiegato: “Fino ad oggi, se il medico prescrive un medicinale di marca per il quale esiste il generico, senza aggiungere un’indicazione specifica di non sostituibilità, il cittadino in farmacia, grazie alle informazioni fornite dal farmacista, può scegliere se prendere il farmaco generico che costa meno e non spendere nulla, o se ritirare il medicinale di marca e pagare la differenza di prezzo a proprio carico.
Qualora venisse confermata la norma presente nella bozza del decreto, se il medico scrivesse sulla ricetta solo il nome del farmaco di marca senza aggiungere la dicitura ‘o farmaco equivalente se di minor prezzo’, il farmacista non potrebbe proporre la sostituzione e il cittadino sarebbe costretto a ritirare il medicinale di marca e a pagare la differenza“.
Ma il Presidente di AssoGenerici Giorgio Foresti non ci sta e si chiede: “Se l’indicazione sulla ricetta della presenza o meno di un medicinale equivalente non ha impatto per i cittadini e per il SSN perché osteggiarla?“.
Foresti lamenta una pressoché totale mancanza di informazione sui dati dell’industria dei farmaci generici in Italia, affermando che “il sistema industriale italiano non sarà penalizzato in quanto nel nostro comparto, giovane e dinamico, sono impiegati direttamente oltre 10000 addetti e rappresentiamo una costante opportunità di crescita per l’indotto che oggi non è più dipendente solamente dalle aziende aderenti a Farmindustria“.
Il Presidente fa riferimento a tutte quelle realtà industriali nazionali che garantiscono la produzione in Italia di più del 70% dei medicinali consumati nel nostro Paese. AssoGenerici rappresenta anche aziende che in Italia producono l’80% dei principi attivi esportati in tutto il mondo come la maggior parte di gruppi nazionali e internazionali che hanno acquisito i poli produttivi sul territorio italiano dismessi da Big Pharma.
“La norma inserita nel Dl Liberalizzazioni“, conclude Foresti, “non farà altro che rafforzare e innescare la crescita di un settore che da solo ha garantito in media oltre 300 milioni di euro l’anno di risparmi al SSN per il solo fatto di esistere e creare concorrenza“.