PARLIAMONE. Contraccezione, questa parola spaventosa: che spesso rimanda a un immaginario oscuro e angosciante della vita, a quando si ha paura di fare l’amore, a quando ci si sente in colpa per un momento di piacere rubato e quindi non goduto appieno, oppure a quando ci si ritrova davanti a un bivio, e ad una scelta che sarà, comunque, irreversibile.
Ma non è una parola tanto riprovevole, a rifletterci meglio: basta collegarla a concetti ben più piacevoli come la scelta consapevole, l’amore libero e rilassato, la salute, la sicurezza di ciò che si fa.
Prima di tutto, sfatiamo un mito: la contraccezione non è una questione di genere! L’onore e l’onere di procreare sono, chiaramente, una prerogativa femminile (almeno per ora!); e con esso viaggiano una serie di piccole e grandi questioni che, senza dubbio, mettono sempre la donna al centro del magico mondo della fertilità.
È come se su di noi gravasse il peso un evento che, però, è quasi sempre attribuibile al destino, o alla casualità (chiamatela come vi pare). Ragionamenti atavici, ma tuttora radicati, portano la maggior parte delle persone a pensare ancora che, se una coppia vuole avere un bambino, alla donna sarà demandato il compito di generarlo. Così come, se quella stessa coppia non lo desidera, sempre lei, la donna, dovrà evitarlo. E in effetti sarà lei a scoprirlo, ad avvertirne i segni. Sarà lei a portarla o non portarla in grembo, una nuova creatura.
Ma l’amore si fa in due, così come un bimbo si fa in due; e, grazie al cielo, sempre più persone nel terzo millennio l’hanno compreso. Anche pensare alla contraccezione, perciò, è compito della coppia. Che sia la prima volta o la milionesima, che sia la coppia di una notte o di una vita: in ogni caso, ad entrambi la preoccupazione, e ad entrambi il piacere. Ricordiamolo sempre!
Se poi la parola contraccezione vi fa pensare solo alla temutissima pillola o all’onnipresente profilattico, vi sbagliate: fermo restando che il metodo efficace al 100% non è ancora stato inventato, ci sono, però, moltissimi modi per proteggersi da una gravidanza indesiderata, e di certo non li avete ancora spulciati tutti, anche perché la tecnologia, negli ultimi tempi, ha fatto parecchi progressi. Detto, fatto: vi aiutiamo noi a orientarvi nel labirinto del piacere sicuro!
Indice
CON I DATI ALLA MANO…
Prima di inoltrarci in questo labirinto, diamo un’occhiata a come siamo messi: le statistiche ci dicono che, per esempio, ogni settimana in Italia ben 84 adolescenti si sottopongono a un’interruzione di gravidanza. Sempre tra le adolescenti fioccano, poi, le infezioni agli organi genitali (più che negli altri Paesi europei). Negli ultimi 30 anni, gli aborti sono raddoppiati, e coinvolgono soprattutto la fascia d’età dei 20-24 anni: un momento spesso delicato, in cui non si ha ancora una sicurezza economica, o magari si sta ancora studiando; un periodo in cui si scoprono i piaceri di un sesso libero e più disinvolto, però non ci si è informati abbastanza su come renderlo anche sicuro. Un dato altrettanto importante è che, su 10 di queste donne che (loro malgrado) abortiscono, solo 6 si appoggiano alle strutture sanitarie per farsi aiutare. Resta davvero da capire cosa facciano le altre 4, a chi si rivolgano, nelle mani di chi decidano di mettere la propria vita. E nemmeno i grandi sono risparmiati: un terzo delle coppie italiane, pur non desiderando figli, sceglie di non utilizzare dei metodi contraccettivi.
Cosa trarre da questi numeri?
Innanzitutto, che l’educazione al sesso sicuro non comincia con la maggiore età e non finisce con il matrimonio: ma deve accompagnarci in tutta la vita, fin dai primi approcci, e qui entrano in gioco i genitori (che devono tornare a scuola anche loro…)
Secondo, che proteggersi non serve solo a evitare gravidanze indesiderate, ma anche le infezioni, che, se ripetute, possono diventare decisamente pericolose.
Terzo, che bisogna affidarsi a persone competenti: ginecologi e ginecologhe, andrologi, medici di base, consultori, e affini. Non al compagno di banco, e nemmeno a Google. Il nostro corpo è reale, e protagonista di eventi più che mai reali.
I METODI MECCANICI: PRESERVATIVO, SPIRALE & CO., UN CLASSICO!
Ne avrete sentito parlare, del condom (o profilattico, o preservativo)
Il re incontrastato in fatto di contraccezione (la regina, ovviamente, è la pillola). Il suo indice di Pearl (familiarizzateci, perché è l’indicatore statistico di quanto un metodo sia efficace, e più basso è, meglio è) si aggira tra il 7 e il 15%, quindi si tratta di un buon livello di sicurezza.
A mettersi in gioco qui sono i maschietti: si tratta, infatti, di una sottile guaina di lattice che funge da barriera meccanica impedendo che le cellule riproduttive maschili (gli spermatozoi) arrivino a quelle femminili (le cellule uovo). Il vantaggio principale è che questo metodo non evita solo le gravidanze indesiderate, ma impedisce anche la trasmissione delle malattie sessualmente trasmesse, come ad esempio l’epatite B o l’HIV. Per questo motivo il profilattico andrebbe associato comunque a tutti gli altri metodi, e rimane la soluzione migliore per quei soggetti che hanno numerosi rapporti con persone diverse (e beate loro!).
Occhio, però, a come lo si usa: il profilattico deve essere calzato sul pene in erezione, srotolandolo a partire dalla punta del membro sino a giungere alla sua base; nel caso non fosse fornito di serbatoio, bisogna lasciare un centimetro di spazio vuoto sull’estremità superiore, un procedimento che dovrebbe essere fatto prima di iniziare il rapporto sessuale per evitare che durante la fase del petting alcuni spermatozoi, presenti nel liquido lubrificante ancor prima dell’eiaculazione, possano raggiungere la vagina.
E siccome la prudenza non guasta mai, il pene deve essere retratto dalla vagina prima che si riduca di volume, e in quel momento bisogna tenerlo stretto alla base, in modo tale che lo sperma non fuoriesca. Infine, ai taccagni ricordiamo che il condom non può essere riciclato: si usa una, e una sola volta!
Passiamo al diaframma
Che questa volta riguarda le femminucce, perché, al di là di questo nome un po’ inquietante, altro non è che una semisfera di gomma morbida col bordo più spesso, nel quale si trova una molla a spirale, che serve per mantenerlo fisso contro la cervice uterina. In pratica è la versione femminile del condom, e come lui è una barriera. L’indice di Pearl è 5-14%.
Ci sono diversi tipi di diaframma, che si differenziano per la forma e per le misure, e si adattano al corpo di chi li indossa: per esempio, per l’utero retroverso bisogna sceglierne uno specifico. In ogni caso, per stabilire quale scegliere chiedete innanzitutto al vostro ginecologo: sarà lui a stabilire la misura giusta, altrimenti la contraccezione potrebbe comunque essere inefficace.
Come si usa? Bisogna inserirlo in vagina prima di un rapporto (anche qualche ora prima, in previsione di una bella serata), magari ricoperto anche di una crema spermicida. Deve essere tolto entro 6 ore dalla fine del rapporto (quindi non fatevi una dormita troppo lunga!). A differenza del preservativo, che è one shot, il diaframma può essere usato più volte, se tenuto con cura può durare anche due anni. Una volta tolto, perciò, lavatelo con acqua fredda e sapone, e poi, una volta asciugato, cospargetelo di borotalco e mettetelo al sicuro nella sua scatola.
Ed eccoci alla spirale
Altra prerogativa femminile, detta anche IUD (Intra Uterine Device). L’indice è 1-2.5%, quindi è a dir poco efficacissima, e può durare dai 3 ai 5 anni (ogni tanto va controllata). Resta il fatto che non è semplice da applicare, perché, anche se è lunga solo 4 centimetri e pesa pochi grammi, è un filamento di rame o argento, avvolto in un dispositivo di plastica, che deve essere impiantato nella cavità uterina. Quindi niente fai-da-te: serve una seduta ambulatoriale dal medico, e non dev’essere esattamente piacevole. Però vuoi mettere la sicurezza: è efficace sin dai primi giorni, perché, a quanto pare, modifica l’ambiente dell’utero talmente tanto da infastidire l’endometrio, che, troppo impegnato a infiammarsi (con possibilità di sanguinamento per i primi 2 mesi), non si dedicherà mai all’impianto di un nuovo embrione. E tranquille: se in qualsiasi momento doveste iniziare a desiderare un bambino, sarà sufficiente tornare dal medico e farsi rimuovere la spirale.
I METODI ORMONALI: I PIÙ EFFICACI
La regina della contraccezione è lei, la pillola anticoncezionale
Amata, odiata, osannata e temuta da tutte le donne. Amata perché diventa un’amica fidata, perché attenua i dolori mestruali e aiuta a far scomparire brufoli e capelli grassi; odiata perché quasi sempre è sinonimo di effetti collaterali pesanti, cellulite in primis. Fortuna che, negli ultimi 40 anni, gli scienziati si sono adoperati parecchio, e sono in vendita ormai soprattutto pillole “a basso dosaggio” di ormoni (o pillole bio, come Klaira), che limitano di gran lunga queste situazioni indesiderate, come la cattivissima ritenzione idrica. Così come tutti gli altri metodi ormonali, la pillola fa andare davvero sul sicuro, con un indice di Pearl che varia dallo 0.2 allo 0.8% di insuccesso (in pratica, solo quando ci si dimentica di prenderla). Ma come funziona? Semplicemente agendo sul meccanismo dell’ovulazione.
La pillola anticoncezionale è, infatti, un farmaco composto da due ormoni di sintesi, estrogeni e progestinici, delle sostanze simili agli ormoni prodotti naturalmente dall’organismo della donna. Le donne che decide di iniziare la terapia deve prenderne una al giorno per 21 giorni a ciclo. In questo modo l’ovulazione si bloccherà, inducendo l’ipofisi (una ghiandola posta alla base del cervello) a non stimolare più le ovaie con i suoi ormoni; modificherà inoltre la consistenza del muco prodotto all’interno del canale cervicale (che dà accesso all’utero) rendendolo impenetrabile agli spermatozoi; altererà anche la mucosa dell’utero, rendendola inadatta all’annidamento dell’ovulo.
Se questo metodo vi convince, il primo passo è, ovviamente, una visita ginecologica. Serviranno alcuni accertamenti per capire se potrete iniziare o meno.
Poi c’è l’anello vaginale
Un anello morbido e trasparente che viene inserito manualmente in fondo alla vagina il primo giorno delle mestruazioni. Va tolto dopo tre settimane, per consentire la comparsa delle mestruazioni, e va reinserito dopo otto giorni. Questo anello è impregnato di sostanze contraccettive che vengono gradualmente assorbite dalle mucose vaginali. La sua efficacia è pari a quella della pillola (solo che, a differenza di questa, non interferisce con il peso corporeo), e funziona anche in caso di vomito o diarrea. Certo è che, per usarlo, bisogna conoscere bene il proprio corpo, e avere confidenza con le nostre parti più intime. Non è certo un metodo per “novelline”.
Rientrano tra i metodi ormonali, sempre super-efficaci, anche il cerotto vaginale e gli impianti sottocutanei
Il meccanismo è il medesimo, cioè il rilascio graduale e continuo degli ormoni. Il cerotto è lungo all’incirca 4 cm, e si applica sulla cute asciutta e pulita il primo giorno del ciclo mestruale. Questo primo cerotto va sostituito due volte nel corso del ciclo (l’ottavo e il quindicesimo giorno). Segue una pausa, la quarta settimana, per consentire la comparsa delle mestruazioni. Gli impianti sottocutanei, invece, sono capsule o bastoncini che vengono inseriti sotto la cute tramite una piccola incisione (da un medico, naturalmente!). Possono rimanere sotto cute per un periodo molto lungo (anche 5 anni) al termine del quale devono essere rimossi (sempre da un medico). E mi raccomando! Non vanno usati in caso di precedente cancro al seno.
I METODI NATURALI: OGINO, KNAUSS E LA BANDA DEGLI INAFFIDABILI
Il metodo più diffuso è allo stesso tempo uno dei meno efficaci: sembra un paradosso, eppure questo è il caso del coito interrotto
Con un indice di Pearl fermo tra il 10 e il 25%. E, a dirla tutta, non è nemmeno un metodo vero e proprio: è semplicemente un rapporto sessuale che si interrompe prima dell’orgasmo maschile, con eiaculazione fuori dalla vagina e tutte le conseguenze del caso, perché diciamolo, non è l’ideale mollare “sul più bello”. Sarà per questo che diversi studi hanno dimostrato che il coito interrotto può causare disturbi fisici e psichici sia all’uomo che alla donna. Può favorire la comparsa di disturbi prostatici e l’eiaculazione precoce negli uomini, e l’anorgasmia (assenza di orgasmo) nelle donne, una situazione che può farle soffrire di congestione pelvica e dolori al basso ventre.
L’inefficacia di questo metodo non è legata tanto al fatto che l’uomo non riesce a controllare il momento dell’eiaculazione, ma dalla possibilità che il liquido lubrificante che esce dal pene in erezione, prima dell’orgasmo maschile, contenga comunque degli spermatozoi. Risultato: sconsigliato!
E poi ci sono i signori Ogino e Knauss
Responsabili della nascita di un sacco di persone nel mondo: magari anche della vostra! L’indice di Pearl è vergognoso: 26-40%, praticamente inaffidabile. Cosa consigliavano alle donne i due ricercatori? Semplice: di astenersi dal sesso 4 giorni prima e 1 giorno dopo l’ovulazione. Ora, posto anche che fosse facile riconoscere, nonostante i centomila problemi quotidiani, il giorno preciso della propria ovulazione (e sappiamo che non lo è, anche se loro suggeriscono di fare una media studiando noi stesse per un anno), vi sembra giusto negarsi qualcosa di bello semplicemente perché non si ha voglia di applicare metodi più efficaci?
Passiamo al sig. Billings, dell’omonimo metodo (8-15%)
Lui propone di osservare il proprio muco cervicale (sì, proprio quello a cui state pensando), e quando questo è particolarmente fluido, trasparente e filamentoso, come fosse una chiara d’uovo, infilarsi la cintura di castità (perché quello è senza dubbio il giorno del picco di fertilità). Ma non è che noi donne viviamo in un laboratorio analisi dove stiamo sempre a osservarci le mutandine, e in più il muco può fare i suoi scherzetti. Perciò non contante troppo su Mr. Billings, mi raccomando.
Finiamo la carrellata dei pessimi metodi naturali con la temperatura basale (indice 8-15%)
Altra pratica super impegnativa per noi femminucce. Si tratta “soltanto” di misurare ogni mattina la temperatura vaginale, o rettale, appena alzate in una condizione di riposo (esiste per una donna sveglia la condizione di riposo?). Questo metodo consente la determinazione della data di ovulazione con una precisione di più o meno 1-2 giorni, perché, a metà del ciclo, vi ritroverete con un picco di “calore”. Ma anche in questo caso non c’è da farci grande affidamento, perché la temperatura, come immaginate, può essere alterata da un milione di fattori. Insomma, si direbbe che, alla fine, questi metodi naturali sono di gran lunga più utili non per evitare gravidanze indesiderate, ma per capire quando dare il via a quelle desiderate.
I METODI CHIRURGICI: IRREVERSIBILI…
A questi metodi, forse, dovremmo augurarci di non arrivare mai, perché sono fastidiosi, a volte dolorosi e anche irreversibili. Ci vuole davvero un buon motivo per ricorrervi, oppure un brutto problema di salute legato al concepimento. Si tratta sempre di operazioni chirurgiche: per gli uomini è la vasectomia, per le donne è la legatura delle tube.
La vasectomia inibisce il concepimento, ma non l’erezione, e nemmeno l’orgasmo
Funziona così: si tagliano, dopo averli legati, i cosiddetti “dotti referenti”, cioè dei tubicini che conducono fuori lo sperma testicolare, quello che contiene gli spermatozoi. Al momento dell’eiaculazione, verrà quindi espulso solo una mescolanza tra il liquido della prostata e quello proveniente dalle ghiandole accessorie.
La chiusura o legatura delle tube, o sterilizzazione tubarica
È un metodo permanente e irreversibile (e anche un po’ costoso, a dire il vero) che si può eseguire in varie maniere più o meno invasive: tramite approccio vaginale o tramite laparoscopia. Si tratta, fondamentalmente, di tagliare la strada alle tube, o incidendole (laparoscopia) o, nel caso del metodo vaginale, inserendo una sostanza non riassorbibile che forma una sorta di “barriera” a livello tubarico. E poi provate a non soffrire da sindrome post-sterilizzazione: colpisce moltissime pazienti.
SOS CONTRACCEZIONE, QUANDO ORMAI IL DANNO È FATTO
Qualcosa non ha funzionato: avete dimenticato di prendere la pillola, il preservativo si è sfilato o si è rotto, o avete perso la fiducia in Ogino e Knauss. E per di più non siete pronte a fare le mamme (o i papà). Non disperatevi: non tutto è perduto. Ci sono i metodi post-coitali, che non sono (come molti ingenuamente credono) quelli di mettersi in piedi perché la forza di gravità faccia fuoriuscire lo sperma; o di fare lavande su lavande vaginali nella speranza di uccidere i girini del vostro partner; né tentare di suicidarvi con strani intrugli di medicine. Niente di tutto ciò.
C’è una e una sola cosa da fare: andare dal medico o in un consultorio prima che passino le 72 ore dal rapporto infingardo, mettere da parte la vergogna, raccontare tutta la verità e farvi prescrivere la pillola del giorno dopo. E poi, mal che vada, c’è anche la nuova Ellaone (Ulipristar), efficace (si dice) fino a ben 120 ore dopo, e chiamata, per questo, pillola “dei cinque giorni dopo”. È fresca fresca di arrivo in Italia e prevede l’obbligo del test di gravidanza.
Attenzione, perché la pillola del giorno dopo non è una caramellina magica, ma un farmaco per niente leggero, e non potrete prenderlo ogni volta che un piccolo dubbio vi assale; dopo la terza assunzione già perde di efficacia! Neanche alla prima, a dire il vero, potrete dormire sugli allori, almeno non prima di vedere ricomparire il sospirato ciclo mestruale: c’è sempre la possibilità che la pillola non funzioni. Non si è in grado, infatti, di stabilire quanto sia efficace, perché non sapremo mai quante gravidanze su cui la pillola ha agito poi non sarebbero comunque avvenute; si prende alla cieca, e come va, va.
Anche qui il meccanismo è ormonale: una pillola del giorno dopo, per poter bloccare l’ovulazione (almeno si spera) contiene, per l’esattezza, il quantitativo di ormoni (Levonorgestrel) pari a 10-15 pillole anticoncezionali. Pensate che botta di ormoni per il corpo: infatti, dopo, potreste avvertire un milione di effetti collaterali (sanguinamento, irritabilità, mal di testa, nausea, dolori al basso ventre ma soprattutto un forte ritardo del ciclo successivo, con conseguente ansia generale da attesa di notizie).
Da notare che la pillola del giorno dopo è contraccettiva e non abortiva, perché blocca l’ovulazione e la fecondazione, e non l’impianto di un eventuale embrione.
La pillola abortiva, ultima arrivata nella tecnologia contraccettiva e anche l’ultima del nostro elenco, è, invece, la RU486 (Mifepristone), dibattutissima in ogni dove, che tra l’altro ha già fatto diversi flop. Questa pillola può dar luogo, se assunta entro la settima settimana, a un vero e proprio aborto farmacologico, agendo sui recettori progestinici, incaricati di portare avanti la gravidanza. Se avrete letto questa guida fino in fondo, forse non vi troverete mai nelle condizioni di doverla assumere.
E comunque, non è finita qui: resta ancora da capire che evoluzione avranno gli altri metodi attualmente in fase di studio, come per esempio l’ormone GnIH, o il “pillolo” anticoncezionale per uomo, o ancora il contraccettivo maschile a ultrasuoni, o l’uso del progesterone come contraccettivo naturale.