Una notizia che potrebbe sottoporre a (inutile) stress qualche mamma: un bimbo di 2 anni dovrebbe conoscere almeno 25 parole.
Lo dicono alcuni studiosi americani in una ricerca intitolata Language Development Survey presentata al meeting annuale dell’American Association for the Advancement of Science che si è tenuto a Vancouver.
Ecco le 25 parole – che comprendono oggetti di uso quotidiano come giocattoli, prodotti alimentari, animali e, naturalmente, “mamma” e “papà” – considerate il “minimo indispensabile” e che il pupo dovrebbe conoscere:
- Mamma
- Papà
- Bambino
- Latte
- Succo
- Ciao
- Palla
- Sì
- No
- Cane
- Gatto
- Naso
- Occhi
- Banana
- Biscotto
- Macchina
- Caldo
- Grazie
- Bagno
- Scarpe
- Cappello
- Libro
- Ancora
- Andato
- Ciao (dall’inglese “good bye”, quindi inteso come saluto di arrivederci)
In realtà la lista dei ricercatori americani è più lunga: a far parte di un vocabolario di un bimbo dovrebbero essere 350 parole, ma dalla ricerca è emerso che il bambino medio conosce 150 parole e punteggi che vanno da 75 a 225 sono da considerarsi normali.
La lentezza con cui un bambino, infatti, impara queste parole potrebbe essere il segno di problemi più seri come l’autismo, la sordità e la dislessia, ma è pur vero che, ricerche confermano, ci sono abili oratori che hanno imparato a parlare tardi da piccoli.
“Se il bambino – ha detto Leslie Rescorla, che ha progettato l’elenco – non utilizza la maggior parte di queste parole entro i 24 mesi probabilmente impara a parlare tardi“, ma non è detto che debbano esserci problemi rilevanti, soprattutto se si considera che fino al 20% dei bambini di 2 anni sono rimasti indietro nell’imparare a parlare rispetto ai coetanei. Di questi, quasi la metà è suscettibile di uno sviluppo tardivo che sarà recuperato più avanti con l’età.
Come aiutare un bimbo a parlare?
Leggetegli una favola ogni giorno, coinvolgetelo in quello che state facendo spiegando con parole semplici i vostri gesti, descrivete quello che vede, rivolgetevi a lui con parole corrette senza imitarlo nelle sue “distorsioni” (per esempio quelle che lui chiama “cappe” sono le scarpe e così le chiamerete!). Insomma, interagite con loro e la TV – gli scienziati confermano – permette sì l’ascolto di discorsi, ma non potrà mai sostituire l’attenzione dei genitori!