I bambini capiscono ciò che diciamo. Non nel senso che sono creaturine comprensive e piene di voglia di ascoltarci, ma nel senso che sono in grado di intendere e decodificare il significato delle parole molto prima di quanto noi sospettiamo. Già a sei mesi, infatti, i pargoli sarebbero capaci di comprendere molti vocaboli.
La scoperta, perché si tratta di una vera novità rispetto alle nostre concezioni, è stata pubblicata sulla rivista Proceedings of the National Accademy of Sciences da un gruppo di psicologi dell’Università della Pennsylvania. I ricercatori hanno concentrato la loro attenzione sui bimbi in età “prelinguistica”, così definita perché, almeno fino ad ora, si riteneva che fosse l’età nella quale i bambini ancora non fossero in grado di comprendere il linguaggio, visto che non riuscivano a parlare.
Invece, a dispetto di tutte le idee preconcette, i pargoli hanno dimostrato che già a sei mesi posseggono l’abilità di collegare l’immagine di alcuni oggetti con il giusto suono. Ma com’è stato possibile giungere a questa scoperta?
I bimbi cominciano a pronunciare le prime parole attorno ai 10-11 mesi di vita. C’è chi comincia prima – i piccoli fenomeni che non sbagliano un congiuntivo nemmeno a tre anni e a sette già impartiscono le prime lezioni di grammatica – e chi inizia anche molto dopo, tipo verso i due o tre anni di vita – alternando una prima fase di mutismo, nella quale i genitori passano dal preoccupato al terrorizzato, ad una fase di netto recupero del terreno perduto, nella quale, grazie ai discorsi ininterrotti per ore e ore, i genitori passano dalla gioia al momento “amore, hai comprato i tappi per le orecchie”? Per non parlare di parenti e amici, che fissano increduli la bimba (di solito, ahimè, è femmina), con negli occhi la domanda “ma dov’è il tasto per spegnerla”?
Fino ad oggi si riteneva che i bambini, dopo un periodo contemplativo (ma anche piuttosto stupido nella nostra concezione) di circa 10 mesi, esplodessero, dando vita ad un miracolo linguistico e cognitivo.
Oggi, invece, apprendiamo che fino ai 6 mesi i pargoli studiano gli adulti e il mondo intorno a loro.
Dai 6 ai 9 mesi, come mostrano le poche differenze riportate, riflettono su quanto hanno appreso, si riposano e giocano con le informazioni. Poi cominciano a pronunciare le prime parole, attività a dir poco sorprendente, fino a dare vita all’impennata linguistica che si verifica intorno ai 14 mesi.
Certo, è difficile pensare che un piccolo, che ancora non cammina, non parla e non è in grado di fare quasi nulla, stia in realtà meditando sulla bruttezza delle parole che gli rivolgiamo e sulla nostra miseria linguistica.
Pensare che certe future menti indispensabili all’evoluzione umana, come Einstein o Leonardo Da Vinci, all’inizio della loro vita si siano trovate ad affrontare imbarazzanti conversazioni con i genitori che li apostrofavano con frasi del tipo “il pallottino della mamma, battuffoletto mio, giuggiolotto adorato”, per non dire di peggio, mentre dentro il loro cervello già serpeggiavano i germi della teoria della relatività e l’inevitabile consapevolezza di essere nati in una famiglia di idioti, ci dà la misura di quanto errato sia stato il nostro modo di rivolgerci ai bambini.
Ai piccoli, adagiati nel grembo dei loro genitori, sono state mostrate delle immagini su un monitor, mentre la voce materna pronunciava il nome di alcuni oggetti. I bimbi, a sei mesi di età, hanno mostrato di fissare lo sguardo- e quindi l’attenzione- sull’oggetto nominato.
Genitori attenti, questo è un monito! Basta con i nomignoli improponibili, i discorsi senza senso e le frasi sconnesse. Mamme, smettetela di telefonare all’amica del cuore per raccontarle dei pettegolezzi, delle discussioni con l’impiegata delle poste o – peggio ancora – del comportamento inadeguato del vostro partner. I vostri bimbi vi ascoltano e vi capiscono. Fategli sentire delle belle cose!