Riorganizzare la medicina di base? Presto diventerà una vera e propria esigenza e non solo un motivo di dibattiti tra esperti.
Ci saranno nuovi modelli di medicina territoriale e nuove forme di aggregazione dei medici di famiglia, che permetterebbero di migliorare i servizi erogati ai cittadini. Ma, con l’aumentare della longevità e del numero di malati cronici, da anni si parla di una nuova figura, su cui si puntano tutte le speranze: è il medico-manager.
La Lombardia lo ha già scelto con il progetto CReG, ovvero Chronic related groups, che sta tentando di riorganizzazione la medicina del territorio con rimborsi anticipati per l’assistenza extraospedaliera in cambio della continuità terapeutica, che rimborsano l’intero pacchetto di cure effettuate fuori dall’ospedale per diverse malattie croniche. Alla sperimentazione in cinque Asl (Bergamo, Como, Lecco, Milano Città, Milano 2 Melegnano), hanno aderito 399 medici di medicina generale associati in cooperativa.
Cardine del progetto è l’individuazione di un soggetto (un “provider“) che dovrà prendersi la responsabilità di tutto il percorso terapeutico: dalle visite ambulatoriali agli esami specialistici; dalla fornitura dei farmaci, alle protesi e ai presidi, come per esempio l’ossigeno. La spesa di tutto ciò? 1.100 euro è la spesa media per ogni paziente della CReG, con minimi da 823 euro per l’ipertensione associata a malattia alla tiroide, e picco di 34 mila euro per l’insufficienza renale cronica con dialisi.
Ma su questa scelta la polemica impazza nel mondo dei camici bianchi. Alcuni medici lamentano il loro scarso coinvolgimento nei percorsi di cambiamento che sembrano imposti solo da logiche di contenimento dei costi. Carlo Lucchina, direttore generale Sanità della Regione Lombardia, respinge l’accusa di voler risparmiare sulla pelle dei malati. Eppure, quando si dà un’occhiata ai conti dei tecnici il risparmio appare evidente: sarà di un miliardo e mezzo di euro di spese in meno nel giro di tre anni.
Siamo sicuri che questo sia ciò che serve al paziente? Ed è questo il modo in cui il medico vuole esercitare la sua professione? Insomma, il dubbio sul fatto che il medico-manager sia davvero la soluzione ai problemi del sistema ospedaliero, o se si tratti di una figura per badare più ai conti che alle necessità delle persone, resta.
Forse la medicina necessita prima di tutto di una profonda trasformazione del rapporto medico-paziente che dovrebbe fondarsi anche sul dialogo e sull’ascolto, visto che, in termini pratici, è fatta da un incontro tra due persone, il paziente e il medico.
Roberta Ragni