La Malattia Renale Cronica (MRC) è ormai un problema di salute pubblica di prima grandezza su scala mondiale.
Ma in Italia il problema è virtualmente sconosciuto dalla popolazione ed è ancora poco conosciuto e largamente sottovalutato dai medici e dagli organi di governo della salute pubblica. Per questo sono state redatte le prime Linee guida italiane per l’identificazione, la prevenzione e la gestione della malattia renale cronica. Un documento, proposto dalla Società italiana di nefrologia (Sin) e frutto della collaborazione di ben 13 società scientifiche coordinate dell’Istituto Superiore di Sanità, che da qualche mese è disponibile sul sito del Sistema Nazionale Linee Guida.
La MRC è una malattia progressiva spesso legata a fattori di rischio come diabete e ipertensione, che nell’ultimo stadio prevede come soluzione il ricorso alla dialisi e al trapianto. Ma una diagnosi precoce, spiegano gli esperti, può consentire un’adeguata gestione della malattia al fine di rallentarne l’evoluzione verso gli stadi più avanzati. Il documento affronta, così, sotto forma di quesiti clinici, i principali problemi relativi alla diagnosi, alla prognosi e alla terapia, con lo scopo di ampliare le conoscenze relative alla patologia ed eliminare, o almeno ridurre, la variabilità di comportamento clinico.
“Sono diverse le novità per il riconoscimento e il trattamento delle malattie renali prima che sia rilevabile una riduzione della funzione del rene — spiega la professoressa Rosanna Coppo, presidente del Sin —. La diagnosi precoce può allontanare la dialisi e le ricadute negative su altri organi e apparati, a partire da cuore e vasi. Avere reni sofferenti aumenta, infatti, il rischio di infarto e ictus, ma saperlo consente di frenare la progressione della malattia e in alcuni casi addirittura di arrestare situazioni iniziali di danno renale, come nel caso di sofferenza renale causata da infezioni urinarie o farmaci“.
È importante dunque un controllo regolare, ma qual è il miglior test diagnostico per valutare la funzionalità renale? Questo il primo quesito, insieme a molti altri, del documento, che spiega come anche una semplice analisi del sangue possa aiutare a diagnosticare precocemente la malattia dei reni prima che sia troppo tardi. Un primo indizio è rappresentato, infatti, da valore alto della creatinina nel sangue. La creatina è un prodotto del metabolismo muscolare e solo un rene sano è in grado di eliminarla completamente. “Perciò -spiega la presidente- un suo aumento nel sangue potrebbe indicare che il filtro-rene non funziona a dovere. Conoscendo i valori della creatinina, l’età e il sesso del paziente si può poi risalire, con specifiche formule, alla velocità di filtrazione glomerulare (GFR, in inglese Glomerular Filtration Rate): questo parametro permette di confermare l’esistenza di una riduzione del flusso di filtrazione dei glomeruli“. Ma anche l’esame delle urine può rivelarsi importante per valutare l’eventuale presenza di proteine e sangue, entrambi potenziali segnali di danno renale.
Esame delle urine e cretininemia sono, comunque, solo il punto di partenza per la diagnosi delle malattie renali: risultati anomali possono indirizzare verso esami più approfonditi e la esecuzioni di altre indagini, prime tra tutte l’ecografia renale. E grazie alle nuove linee guida, che rappresentano uno strumento utile a garantire il rapido trasferimento delle conoscenze elaborate dalla ricerca biomedica nella condotta clinica quotidiana, gli operatori sanitari potranno fornire una migliore qualità e appropriatezza dell’assistenza resa al paziente.
Roberta Ragni