Si chiamano telomeri le estremità dei cromosomi: più si accorciano più significa che le cellule stanno invecchiando. E il deterioramento dei telomeri dovuto all’accumulo di danni al DNA che non possono essere riparati segna proprio il passare del tempo.
Lo spiega uno studio pubblicato su Nature Cell Biology condotto dall’Ifom (Istituto Firc di oncologia molecolare) insieme all’Università di Milano-Bicocca e la statunitense New Jersey Medical School.
“Il DNA viene ripetutamente danneggiato da eventi fisiologici e non, e allo stesso modo viene anche riparato”,
spiega il coordinatore dello studio, Fabrizio d’Adda di Fagagna. In genere accade che, in presenza di lesioni, le cellule avviano serie di allarmi molecolari, proteine che scoprono il DNA danneggiato e innescano una cascata di reazioni che porta alla risoluzione del problema. Nelle regioni terminali dei cromosomi, però, questo non accade. Sulla zona dei telomeri, infatti, i danni al DNA non vengono corretti.
Perché, nel processo evolutivo dell’uomo, allora, queste regioni irreparabili non sono state eliminate? Gli studiosi debbono ancora capirlo, ma probabilmente ciò è dovuto al fatto che, se riparare riparare significa fondere estremità separate di DNA, se ad essere riuniti fossero i telomeri si avrebbe una fusione tra cromosomi del tutto anomala, a causa della quale l’intero genoma sarebbe a rischio.
“L’irreparabilità in caso di danno – spiegano i ricercatori – è il prezzo che pagano per non correre il rischio di fondersi”.
I risvolti della scoperta sono sicuramente interessanti. Viste le connessioni tra invecchiamento e cancro, gli scienziati tenteranno di
“comprendere se e in che modo i danni irreparabili che si accumulano nei telomeri siano in relazione con l’azione degli oncogeni durante la trasformazione tumorale e durante i tentativi della cellula di contrastarla”.