Il problema dell’obesità è ormai uno dei più seri da risolvere nei paesi industrializzati: la vita sedentaria e la cattiva alimentazione hanno portato la popolazione ad accumulare chili e a diventare extra large.
Ma l’allarme sociale per la grande quantità di persone obese non scatta per un motivo estetico bensì per le conseguenze che il peso eccessivo ha sulla loro salute e per evitare, quindi, gli ingenti costi che il sistema sanitario pubblico spende ogni anno per fronteggiarne gli effetti.
L’obiettivo quindi è quello di frenare soprattutto l’obesità infantile, prevenendo sin dalla giovane età i problemi che questa malattia può provocare. I dati riferiti ai ragazzini in forte sovrappeso sono impressionanti: in Italia 1 bambino su 3, tra i 6 e gli 11 anni, è in sovrappeso (fonte: Istituto Superiore di Sanità); negli Stati Uniti, secondo il Centers for Disease Control and Prevention, il 17% della popolazione tra i 2 e i 19 anni è obeso e questo dato è triplicato dagli anni Ottanta ad oggi.
Da cosa è provocata l’obesità nelle nuove generazioni? È solo colpa della vita comoda e pigra davanti alla tv e delle tante ore passate a giocare con i videogames magari mangiando cibi ipercalorici? Secondo uno studio presentato dalla rivista Pediatrics, questo disturbo alimentare ha radici più profonde legate ad un cattivo rapporto tra la madre e il figlio dei primissimi anni di vita. Quindi sarebbero proprio le mamme le responsabili di questo sovrappeso.
La ricerca è stata effettuata nella Ohio State University College of Public Health e guidata da Sarah Anderson, psicologa e docente di epidemiologia. Sono stati studiati circa 1.000 bambini e il loro rapporto con la madre concentrandosi in tre momenti precisi: a 15, 24 e 36 mesi di vita del bambino. Successivamente questi dati sono stati messi in relazione al peso raggiunto da quei bambini all’età di 15 anni.
Il risultato di questo studio ha dato una conferma all’ipotesi di una relazione esistente tra il rapporto madre-figlio e il peso: i bambini che hanno avuto una pessima infanzia sono portati a diventare obesi (il 26%) rispetto a coloro che invece hanno vissuto un ottimo rapporto con la mamma (il 13%).
Gli psicologi hanno individuato nella scarsa “sensibilità materna” e nell’elevato “attaccamento insicuro” da parte del piccolo le ragioni dell’incremento di peso durante l’adolescenza. Questo significa che meno una mamma sa interpretare i bisogni del piccolo e rappresentare per lui un soggetto di fiducia e serenità, tanto più il bambino sarà portato ad incrementare il suo giro vita negli anni dell’adolescenza.
La Anderson ha spiegato questo fenomeno dicendo: “In realtà avevamo già visto in un precedente studio una correlazione tra il senso di insicurezza che il bambino ha nei confronti della mamma e la sua tendenza all’obesità intorno ai quattro-cinque anni di vita. Con questa nuova ricerca però, abbiamo riscontrato che le alterazioni del peso, causate da un cattivo rapporto madre-figlio, possono comparire anche dopo molti anni“.
L’influenza sul peso può dipendere dal modo in cui il bambino impara ad affrontare le situazioni di stress non potendo contare sulla madre e avendo come valvola di sfogo il cibo, infatti la Anderson ha affermato: “Sembra esserci una sovrapposizione tra le aree del cervello che regolano la risposta agli stress, i ritmi sonno-veglia, il bilancio energetico e la regolazione dell’appetito. La mancanza di fiducia tra mamma e figlio, minerebbe l’abilità di quest’ultimo di far fronte agli stress, influenzando così anche la sua capacità di regolare sonno e fame“.
Alla luce di questi risultati però non bisogna colpevolizzare le madri anche perché tutto dipende dalla sensibilità del bambino. Ma sicuramente bisognerà porre molta attenzione a promuovere costantemente rapporti qualitativamente alti tra madre e figli per evitare non solo effetti sulla psiche del bambino, ma anche il rischio che si arrivi all’obesità durante la fase dell’adolescenza. Il mestiere del genitore è davvero difficile e spesso nonostante tutte le attenzioni si incorre in qualche errore involontario inevitabilmente.
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Lazzaro Langellotti