La sclerosi multipla è una malattia prevalentemente al femminile: colpisce le donne in un rapporto di 2 a 1 rispetto agli uomini e molte donne, oltre ad affrontare le sfide associate anche ai diversi ruoli che assumono nella loro vita come partner, lavoratrici, madri e figlie, devono anche gestire quotidianamente la convivenza con la SM.
Dell’impatto della malattia sulle varie fasi della vita della donna, tra cui la gravidanza, si è parlato ieri a Milano durante l’incontro stampa su “Sclerosi Multipla e Donne“, organizzato dalla Merck Serono.
Perché se la SM, come spiega l’Aism, invade ogni ambito, dal lavoro alla famiglia, dalla sfera intima ai progetti personali e per una donna lo sforzo di portare avanti tutto può essere molto impegnativo, le donne affette da sclerosi multipla hanno le stesse esigenze e speranze delle donne non malate. E possono anche programmare una gravidanza e portarla a termine. Così, alcuni tra i maggiori esperti nel campo della neurologia, della ginecologia e della psicologia, incoraggiano un’informazione più corretta sulla sclerosi multipla e sull’impatto che questa malattia può avere sulla donna in trattamento.
“La sclerosi multipla (SM) rappresenta – spiega il prof. Giancarlo Comi, Direttore del Centro SM Ospedale San Raffaele di Milano e moderatore dell’incontro – la prima causa di disabilità neurologica nella popolazione giovanile, che tocca da vicino sempre più donne, sempre più giovani. Sono quindi le donne, in particolare, ad avere più difficoltà nel convivere con questa patologia che spesso le costringe a rinunciare a progetti importanti, come quello di continuare a lavorare, vivere una normale vita di coppia, prendersi cura della famiglia o desiderare un figlio“.
Diciamolo allora forte e chiaro ancora una volta: per una donna con SM è possibile programmare una gravidanza. “La gravidanza, un tempo, veniva fortemente sconsigliata – afferma il professor Antonio Bertolotto, Direttore Neurologia 2 Centro Riferimento Regionale SM Osp. S. L. Gonzaga di Orbassano (TO) – Oggi, invece, è possibile programmarla: avere figli è un’opzione reale. La gravidanza, infatti, rappresenta un periodo di protezione per la donna, con una riduzione significativa del rischio di riacutizzazione della SM. La gravidanza, dunque, in pazienti con SM è assimilabile a una terapia“.
Quanto alla necessità di sospendere il trattamento farmacologico durante l’allattamento, le informazioni sono contrastanti: “secondo alcuni autori – spiega la Prof.ssa Maria Pia Amato, Responsabile Centro SM Clinica Neurologica I Ospedale Careggi di Firenze – l’allattamento potrebbe svolgere un’attività protettiva rispetto alle ricadute puerperali, grazie all’amenorrea indotta dall’ormone prolattina. I risultati degli studi più ampi suggeriscono che verosimilmente il ruolo dell’allattamento è neutrale“.
Ma da uno studio condotto dalla stessa Amato è emerso che, in realtà, è la scelta di allattare ad essere influenzata dall’attività di malattia e non il contrario, per cui le pazienti con evoluzione di malattia più benigna decidono di allattare più spesso rispetto a quelle con decorso più attivo.
Roberta Ragni