Prevenire l’Alzheimer somministrando immunoglobulina umana per via endovenosa (IVIG). È questo l’obiettivo di una ricerca americana della Mount Sinai School of Medicine.
Se non proprio una novità (già altri studi avevano valutato, ma con scarsissimi risultati, l’efficacia dell’IVIG), ora questa indagine dimostra che sono semplicemente i dosaggi e i tempi di somministrazione a dover esser cambiati.
I ricercatori guidati fa Giulio Maria Pasinetti, infatti, hanno scoperto che la somministrazione prolungata, basata su una dose di immunoglobulina 5-20 volte inferiore alle dosi equivalenti utilizzate nei pazienti con Alzheimer, attenua la malattia e favorisce la plasticità sinaptica.
Conclude Pasinetti: “Questa osservazione sperimentale fornisce una base razionale per correggere l’incoerenza dei risultati finora ottenuti nei trial clinici della malattia di Alzheimer con IVIG“.
Lo studio è stato pubblicato sulla rivista della Federation of American Societies for Experimental Biology.