Il paese è in crisi, l’economia va a rotoli, i giovani – da oggi, in quasi 500mila impegnati con gli esami di maturità – sono nella più totale angoscia per il loro incerto futuro.
Con queste premesse, leggere i dati dell’ultima ricerca dell’ANMCO (Associazione Nazionale Medici Cardiologi Ospedalieri), che confermano la tendenza verso l’incuria nei confronti della propria persona, sembra scontato.
Gli Italiani mangiano molto più di quanto dovrebbero, specialmente coloro che sono già troppo tondi, non fanno alcun tipo di movimento, se si eccettua quello delle falangi sul telecomando della tv, riempiono di sale ogni alimento e fumano, anche se ormai i danni di questa pratica sono stati spiegati, raccontati, mostrati e certificati.
A nulla valgono le pubblicità progresso, gli inviti ripetuti fino alla nausea dai media che consigliano di praticare attività fisica e di moderarsi nel cibo: in barba soprattutto al buonsenso, la popolazione italica cresce nei comportamenti nocivi e autodistruttivi.
Certo, ognuno è libero di vivere la propria esistenza come meglio crede. C’è chi sceglie di schiantarsi contro un muro a 100 all’ora, perché solo così può provare il brivido. C’è che si riempie di cibo o di sostanze, per colmare un vuoto insopportabile. C’è chi ritiene di essere superiore alle leggi della natura, per cui qualsiasi comportamento sbagliato non potrà arrecargli danno e chi tenta di arginare l’ansia ripetendo ossessivamente lo stesso gesto, come quello di fumare o ingurgitando fiumi di alcool, così da gestire meglio la propria timidezza e il senso di inadeguatezza rispetto al sociale.
Visti da questa prospettiva, i dati dell’ANMCO, che indicano, ad esempio, che il 66% degli italiani hanno problemi di peso (il 40% sono in sovrappeso, mentre gli altri sono anche troppo magri), che gli obesi sono il 26% della popolazione –uno su quattro!- e che il 38% ha il colesterolo troppo alto fotografano una situazione di sostanziale disinteresse e di scarsa autostima. Chi ritiene di valere poco non si preoccupa di mantenere il corpo, che è la nostra casa, in buona forma.
Che non significa sfinirsi con ore di palestra, utili solo ad alimentare il narcisismo. Prendersi cura di sé vuol dire avere un rapporto sano con il corpo, nutrirlo nel modo migliore, renderlo un posto piacevole dove far risiedere l’anima – o l’intelletto, che dir si voglia. Vuole dire prediligere abitudini e stili di vita che ci facciano sentire bene, senza entrare nell’ossessione della forma fisica e senza perdere il piacere legato al cibo, al buon vino e all’ozio.
Pare, in tutto ciò, che una migliore sorte tocchi a chi è più colto. Tra i casi presi in esame, la media dei fumatori nelle persone con il titolo di studio di licenza media è il 30%, mentre tra coloro che hanno diploma o laurea, la media scende al 21%. Insomma, studiare fa diventare più consapevoli, un po’ più magri e meno dediti a fumo e alcool.
La cultura fa bene al cuore. Leggere, studiare, approfondire, essere curiosi, dedicarsi alle passioni, aiuta a concentrarsi sul proprio sviluppo personale. Se ognuno di noi riesce a vedere se stesso come un meraviglioso e unico individuo dalle mille potenzialità, è più facile che venga spontaneo prendersi cura della salute del corpo.
I cardiologi invitano ad essere più consapevoli. Alcune abitudini conducono a infarti, ictus e cardiopatie. Patologie che non capitano per strani motivi. Sono indotte dalla poca accortezza nei confronti di noi stessi.
Il più grande atto d’amore che possiamo fare? Quello nei confronti del nostro muscolo principale. Che dobbiamo rispettare, con buone abitudini, accudire, con belle emozioni, e ascoltare. Perché è ciò che ci permette, ogni giorno, di vivere.
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Fiammetta Scharf