Un’importante novità si affaccia nel panorama della terapia per i pazienti affetti da sclerosi multipla: si tratta di una penna pre–riempita monouso, per l’autonoma somministrazione intramuscolare di interferone beta.
Il valore di questa innovativa formulazione della cura consiste nel fatto che, grazie ad essa, si spera di poter ridurre il problema della mancata aderenza alla terapia da parte dei pazienti con sclerosi multipla: problema che interessa una percentuale compresa tra il 12,9% ed il 45,8% dei malati. Quali sono le ragioni di questa mancanza di fedeltà alla terapia? Molteplici e tra questi, come spiega il dott. Antonio Bertolotto, Direttore Neurologia 2, Centro di Riferimento Regionale Sclerosi Multipla (CRESM), A.O.U. San Luigi Gonzaga di Orbassano, Torino, c’è il fatto che “autoiniettarsi il farmaco è emotivamente faticoso in quanto il paziente non ha un riscontro immediato ma fa l’iniezione nella prospettiva di avere meno attacchi; inoltre eseguire l’iniezione ricorda al paziente di essere malato“.
A ciò si aggiunge il problema dell’agofobia: il 22% dei soggetti ha paura dell’ago e spesso, proprio per questo motivo, rifiutano il trattamento. Bisogna inoltre considerare le difficoltà manuali di molti malati, che rendono più complessa e dolorosa la somministrazione del farmaco.
Questi vari fattori hanno ripercussioni molto forti sul decorso della malattia stessa: confrontando infatti i pazienti che seguono regolarmente la terapia con quelli che manifestano una scarsa aderenza alla stessa, si evidenziano dati preoccupanti: nei secondi la percentuale degli ingressi in pronto soccorso aumenta dall’8,4% al 10,5%, quella dei ricoveri sale dal’7,8% al 12%, e le ricadute crescono dal 27,3% al 34,7%.
Eppure l’impatto nei confronti della sclerosi multipla si è modificato notevolmente negli ultimi venti anni, come sottolinea il dott. Bertolotto: la diagnosi è possibile già in fase precoce, grazie alla risonanza magnetica, ed anche l’intervento, così, è molto più tempestivo.
I farmaci utilizzati vengono divisi tra quelli di prima linea e quelli di seconda linea, più efficaci dei primi, ma accompagnati da un più alto tasso di rischio di effetti collaterali. Tra i farmaci di prima linea il principale è l’interferone beta, che può essere somministrato con iniezioni sottocutanee a giorni alterni, o tre volte la settimana, oppure per via intramuscolare una volta a settimana.
La nuova penna verrà utilizzata per quest’ultima forma di somministrazione, ed andrà a sostituire la siringa pre-riempita, con la speranza di migliorare l’aderenza alla terapia, poiché consentirà ai pazienti di essere più autonomi; l’assenza dell’ago aiuterà, inoltre, coloro che sono affetti da agofobia. Sono infatti stati compiuti studi secondo i quali, come spiega il dott. Bertolotto “la nuova penna pre-riempita riduce l’ansia legata all’iniezione per il 66% dei pazienti, riduce il dolore nel 68% dei casi ed è più facile da impugnare per l’89%” .
Un’innovazione che promette dunque risultati importanti, riducendo notevolmente i problemi ed i ritardi nei progressi del paziente legati alla scarsa aderenza alla terapia.
Francesca Di Giorgio