Il partner ideale? Deve somigliare al sublime Michelangelo Buonarroti!
Già, ma non nell’aspetto fisico o nell’insuperabile talento artistico; non chiedete, insomma, al vostro uomo di affrescare il soffitto di casa come la Cappella Sistina o di scolpire un Mosè da mettere in giardino… i risultati potrebbero essere disastrosi!
Per somigliare al grande maestro, invece, il partner deve avere nei vostri confronti lo stesso atteggiamento, la stessa disposizione, che Michelangelo aveva verso i blocchi di marmo con i quali avrebbe realizzato i propri capolavori: egli era convinto che, già nel blocco di marmo, fosse insita l’idea del soggetto; il compito dello scultore era dunque, a suo avviso, quello di togliere il superfluo per consentire all’idea di emergere, di liberarsi; considerava quindi la materia come una prigione, pesante e greve.
Vi state chiedendo cosa significhi questo paragone artistico? E’ presto detto: si tratta di una conclusione cui sono giunti i ricercatori del Weinberg College of Arts and Sciences della Northwestern University di Evanston. Gli studiosi hanno dato a questa teoria anche un nome: il cosiddetto “fenomeno Michelangelo”.
La spiegazione è semplice ed allo stesso tempo molto profonda: come il maestro fiorentino aiutava l’opera d’arte, imprigionata nel marmo, a venir fuori, a liberarsi della materia in eccesso per far emergere tutta la propria bellezza, la propria reale forma ed essenza, così in una relazione d’amore, ognuno dovrebbe aiutare il/la proprio/a partner a far venir fuori il meglio di sé, la propria unicità, la propria particolare bellezza.
Ciascuno di noi ha una dimensione, o in termini filosofici, un Sé reale ed un Sé ideale. Il Sé reale è quello che si manifesta nella quotidianità, nella concretezza degli eventi e delle situazioni, e che spesso tende ad uniformarsi al comportamento dei più, ad assumere atteggiamenti che seguono un copione stabilito. Il Sé ideale è, invece, l’essenza propria di ciascuno di noi, l’insieme delle aspirazioni, dei sogni, delle paure, delle emozioni che ci distinguono dagli altri, un nucleo che spesso è ben nascosto nella nostra interiorità. Il Sé ideale è la nostra vera identità.
Quale deve essere allora il compito del partner? Quello di aiutarci a far coincidere il Sé reale con il Sé ideale, consentendoci di diventare ciò che siamo chiamati ad essere, facendo emergere la nostra personalità, le nostre qualità, le nostre doti uniche. Naturalmente questo tipo di rapporto presuppone una conoscenza profonda dell’altro/a, che non si ferma dunque a ciò che è visibile a tutti, ma riesce a scoprire quel seme nascosto che chiede di germogliare, proprio come l’opera d’arte racchiusa nel marmo chiedeva al grande scultore di essere messa in luce.
Il risultato garantito è, secondo i ricercatori, la felicità nella vita della coppia, in quanto ciascuno dei partner ha potuto raggiungere una piena armonia nello sviluppo della propria personalità ed è quindi più aperto verso l’esterno, verso le relazioni con gli altri, in primo luogo con la persona amata.
Non mi resta che dirvi… scultori, mettetevi all’opera!